Un paziente di un grande ospedale psichiatrico osserva il mondo al di là del cancello. Si fa coraggio, ferma un passante e gli chiede: "Scusi, una curiosità, quanti siete là dentro?"
Vecchia barzelletta sui punti di vista.
Cominciamo con Kuala Lumpur.
Poi c'è il barbuto con la banconota perennemente nella mano destra, con cui la gira e la rigira, facendola volteggiare tra le dita come un prestigiatore da strada mentre la osserva con attenzione, studiandola come se fosse un oggetto misterioso precipitato lì da un altro mondo o un altro tempo. Nel frattempo la sinistra aleggia leggiadra, conducendo un'orchestra di fantasmi che, a prescindere dalla direzione verso cui sta rivolto, è sempre sistemata davanti a lui.
In un'altra strada incontri quello che non smette mai di parlare tra sé e sé, velocemente, farfugliando, a bassa voce, in chissà quale lingua, percorrendo perennemente il marciapiedi per linee trasversali, dal negozio alla strada, dalla strada al portone, dal cancello alla strada...
Un altro tizio coi capelli lunghi e il torso nudo si muove sempre tenendosi il pantaloni con una mano, come se fossero un po' larghi e non indossasse una cintura per reggerli.
Ce n'è pure uno che sta sdraiato sul marciapiedi, con la schiena poggiata al muro dell'edificio e le gambe distese in avanti, a fare lo sgambetto ai passanti benestanti e per bene. La stessa sigaretta, sempre spenta, in una mano, mentre l'altra suona un pianoforte invisibile. Bisbigliando qualcosa con sguardo compiaciuto se ne sta sdraiato non tanto con l'aria di chi non sa dove altro andare ma come se questo fosse il divano più comodo nel salotto più in della città.
Tuttavia la figura di spicco tra i personaggi da strada a KL, il loro archetipo, la loro quintessenza indiscussa, è quello del globo.
Lasciata la capitale malesiana, non appena sbarcati a Bangkok, oltre il finestrino del taxi appare il personaggio più bizzarro di tutti. Un individuo magro, con i capelli a scopa e la barba di stoppa, circola indossando soltanto una maglietta sozza: è totalmente nudo dall'ombelico agli stinchi, la pelle protetta da un sottile strato di oleosa fuliggine. Due sacchetti imbottiti, legati alle caviglie, gli avvolgono i piedi come Moon Boot artigianali. Con altre borse in mano o appese con dello spago a collo e spalle attende il verde sul marciapiedi tra casalinghe e impiegati in cravatta. E' una visione talmente surreale che potrebbe essere un miraggio.
La vecchietta della foto la incontrai a Hoian, in Vietnam. Mi si avvicinò elemosinando, ingobbita: mille rughe le si contorcevano sulla faccia, continuando a ricomporre nuove forme attorno ai quattro oggetti fissi mentre lei mi implorava di darle qualcosa. Tirai fuori una banconota dalla tasca e gliela consegnai, assieme a un sorriso divertito. Lei l'afferrò e lestamente se la infilò in bocca. Non so se in segno di riconoscenza, per metterla al sicuro o come gesto scaramantico. So soltanto che se ne andò, stringendo quel prezioso dono da poco tra le labbra.
Lasciata la capitale malesiana, non appena sbarcati a Bangkok, oltre il finestrino del taxi appare il personaggio più bizzarro di tutti. Un individuo magro, con i capelli a scopa e la barba di stoppa, circola indossando soltanto una maglietta sozza: è totalmente nudo dall'ombelico agli stinchi, la pelle protetta da un sottile strato di oleosa fuliggine. Due sacchetti imbottiti, legati alle caviglie, gli avvolgono i piedi come Moon Boot artigianali. Con altre borse in mano o appese con dello spago a collo e spalle attende il verde sul marciapiedi tra casalinghe e impiegati in cravatta. E' una visione talmente surreale che potrebbe essere un miraggio.
La vecchietta della foto la incontrai a Hoian, in Vietnam. Mi si avvicinò elemosinando, ingobbita: mille rughe le si contorcevano sulla faccia, continuando a ricomporre nuove forme attorno ai quattro oggetti fissi mentre lei mi implorava di darle qualcosa. Tirai fuori una banconota dalla tasca e gliela consegnai, assieme a un sorriso divertito. Lei l'afferrò e lestamente se la infilò in bocca. Non so se in segno di riconoscenza, per metterla al sicuro o come gesto scaramantico. So soltanto che se ne andò, stringendo quel prezioso dono da poco tra le labbra.
2 commenti:
Bravo Fabio, sempre meglio.
Gran stile di scrittura e simpaticamente delineate le originalità dei personaggi descritti.
Ma è proprio tutto vero quello che dici?
Ciao!
Grazie!
Perbacco...tutto vero! Perlomeno così è come li ho visti (e rivisti) io...
Ciao!
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