Panama è il sentiero meno conosciuto.
E’ il sentiero che non conoscerete mai se non svolterete l’angolo; se non sbircerete come fa un bambino curioso al di là dell’angolo della strada che occlude la vostra vista.
Panama è una sorpresa che vi lascia a bocca aperta. Panama è come il fanciullo che scoprendo uno scrigno nella soffitta sullo scaffale più alto tra polverosi oggetti da buttar via, rimane sbalordito con occhi luminosi sospirando di meraviglia.
Questo è Panama. Un’attrazione fatale che è difficile spiegare.
Panama è uno stordimento ‘tropicale’, fatto di una miriade di colori, varietà di piante e di pesci, e aria tersa al mattino…, e alla sera, tramonti caldi come acqua che inondano il cuore e la testa.
E l’innamoramento si verifica puntuale. Gli occhi della sua gente, gli sguardi dei bambini, l’alba rossa nella baia che si fonda con distese di foreste pluviali, lussureggianti, intatte e rigogliose fino a stemperarsi nei colori di madreperla dell’Oceano. E, mentre tutto ciò accade e continua da sempre, quando sei oramai lontano, alla mente ritorna il color cannella della pelle di uomini e donne e la bellezza ancestrale di una natura primitiva appena contaminata ed innestata, magicamente, come solo un Dio può fare, in un istmo creolo che è oggi, un ponte tra passato e futuro, tra antico e moderno, tra razionale ed irrazionale. (E’ questo che ho cercato di imprimere nelle foto).
Le emozioni che questo angolo di mondo poco conosciuto trasmette al viaggiatore attento. Non c’e’ viaggiatore che non torni da Panama appassionato ed inquieto. Panama non lascia indifferenti. O la si ama o la si odia.
E paradossalmente Panama, è ancora oggi uno di quei luoghi -forse anche mentali- dove chi ci va, desidera ardentemente che nessuno lo scopra con facilità.
Chi ci va, vuole tenersi dentro, nascosto, come in un piccolo scrigno la sua meravigliosa scoperta. Tocca a voi maneggiare con cura lo scrigno e provare ad aprirlo.
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