sabato 5 novembre 2005

Cina costiera: la "S" più affollata del mondo. Shanghai - Cina, 5 novembre 2005

Pur essendo lo stato più popoloso del mondo la Cina figura soltanto al trentunesimo posto nella graduatoria dei paesi più densamente popolati. La precedono, tra gli altri, la “ribelle” Taiwan e persino l’Italia.

Se il miliardo e trecento milioni di abitanti fossero uniformemente distribuiti sull’intero, enorme, territorio nazionale, la Cina sarebbe probabilmente un paese molto più vivibile. Purtroppo non è così.

L’altopiano del Tibet e le distese desertiche dello Xinjiang a ovest, le steppe della Mongolia Interna e le aree sub-artiche dello Heilongjiang a nord sono scarsamente o quasi per niente abitate. La maggior parte dei cinesi si ammassa in una striscia a forma di “S” non molto spessa, a ridosso della costa ad est e a sud.

Non fu difficile intuire per quale motivo il virus della SARS si propagò con tanta facilità nelle provincie di Pechino e dello Guandong, popolate da decine di milioni di abitanti la cui attenzione per l’igiene si rispecchia nella loro irresistibile propensione allo sputo. Il “doppio sca” – che non è un nuovo passo di danza bensì l’accoppiata scatarrata-scaracchio – è un’abitudine alla quale pochi cinesi riescono a rinunciare. Il visitatore straniero familiarizza in fretta con la melodia di una ruvida grattata gutturale seguita da un secco pop e, dopo un momento di suspense, dal tonfo sordo di una granata viscosa che cade spesso a poca distanza dai suoi piedi.

Muoversi in questa regione può essere un’esperienza esilarante e frustrante al tempo stesso: i cinesi sono in grado di formare code di decine di metri e di aspettare per un’ora che venga loro servito un vassoio di polistirolo con una dozzina di ravioli (forse pure quelli di polistirolo). Ma non avrete realmente sperimentato la sovrappopolazione della Cina orientale fino a che non avrete provato a viaggiare come fanno i suoi abitanti, possibilmente durante un fine settimana.

Una semplice gita in treno da Shanghai a Suzhou, alla scoperta dei suoi rinomati giardini di epoca classica, può trasformarsi in un’avventura per molti versi indimenticabile. Si comincia con il complesso sistema che dalle gomitate davanti alla biglietteria porta al binario: mettersi in coda all’entrata, far scorrere i bagagli sul nastro dei raggi X e individuare il numero della sala d’aspetto per l’imbarco del treno. Mostrare il biglietto e cercare sul tabellone il codice identificativo del convoglio per sapere a quale cancello fare il check-in. Solo dopo che il tagliando sarà stato controllato per la seconda volta sarà possibile scoprire a quale binario bisogna dirigersi.

Una volta all’interno del vagone può capitare di scoprire che il posto indicato tra gli ideogrammi del biglietto è già occupato, e che decine di passeggeri stanno accalcati lungo il corridoio. Una situazione misteriosa, dal momento che il viaggio è a prenotazione obbligatoria dei posti. Il tragitto è breve, come andare da Milano a Pavia: la cosa migliore da fare è mettersi il cuore in pace e poggiare la spalla sullo stipite della porta.

I pochi cinesi che osano rivolgersi in inglese agli stranieri amano informarli che “La Cina è un paese molto popoloso”. Un’ovvietà che trova un’ulteriore conferma nelle statistiche della guida: Suzhou, la Pavia di Shanghai, il presunto borgo fuoriporta, vanta una popolazione di quasi sei milioni di abitanti.

Dopo che il sole è calato sui cipressi, i padiglioni, le rocce e gli elementi d’acqua dei giardini, è possibile imbarcarsi in uno dei numerosi treni per Shanghai che non offrono il servizio di prenotazione dei posti. Chi primo arriva meglio alloggia, e i cinesi ce la mettono tutta. Saltano le panchine e scavalcano le ringhiere per velocizzare le operazioni di imbarco. Quando le porte del vagone vengono aperte si scatena una mischia furiosa per l’ingresso. Qualche persona anziana perde l’equilibrio ma chi sta dietro non se ne cura, e continua a spingere. Altri passeggeri dal fondo della coda lanciano i bagagli sopra le teste di chi sta loro davanti.

Usciti dalla stazione centrale di Shanghai ed imboccato il tunnel della metropolitana ci si imbatte quasi sempre nella stessa scena: tutte le biglietterie automatiche sono fuori uso e ad uno degli sportelli, l’unico aperto, una signora stremata si scortica i polpastrelli su banconote e biglietti, davanti ad una bolla ondulante di cinesi vocianti.

Al margine del mucchio un signore americano avanti nell’età, piegato su un bastone, esplode la sua frustrazione: “Fantastico! Sono qui da sette anni. Sette anni! E ancora non smetto di sorprendermi davanti alla stupidità con cui il governo gestisce tutto ciò!”

Non resta altro da fare che scrollarsi di dosso lo sconcerto, girare i tacchi e ripiegare su un taxi. Sempre che ce ne sia uno libero. Non bisogna dimenticare che è sabato sera, e che questa è Shanghai, il cuore pulsante della Cina orientale.

Siamo al centro della regione più affollata del mondo.

Pubblicato da Faraeditore nella sezione Faranews:
http://www.faraeditore.it/faranews/87.shtml

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