Il Diverso sta scomparendo.
Questo é il grande pericolo.
V. Segalen
Erano quasi le otto e i pendolari del mattino aspettavano sulla banchina quando scivoló lungo i binari della stazione con quella lenta eleganza della mano di una donna che infila un guanto di raso; ma non era una mano di una donna né un guanto di raso e non aveva eleganza, il treno, quando si arrestó e le porte scorrevoli si aprirono e il ragazzo sali´.
Egli occupó con distrazione lo spazio sul sedile, tiró fuori dallo zaino il suo romanzo, lo apri´ dove aveva fatto l’orecchia la sera prima, accostó le dita alla bocca, e la pagina stampata se ne stette li´ a reclamare un’attenzione che non arrivó mai perché le unghie furono piú importanti.
Il ragazzo non lesse che alcune righe, ma in compenso mangió -con il gusto disperato di un’insetto che muove le zampine in modo meccanico e nevrotico- abbastanza unghie: almeno quelle che gl’erano rimaste.
E mentre mangiava, e con gusto mangiava, il telefono cellulare che gli gonfiava la tasca interna della giacca squilló, attirando la sua attenzione e, a questo richiamo tribale, lui rispose.
Dopo aver scambiato alcune frasi veloci con la sola voce, distante, all’altro capo, s’infiló nelle orecchie le cuffie dell’ IPod, e le infiló come la freccia che vibra quando centra il bersaglio: concentrando tutte le sue forze per non perdere la minima nota di suono.
Dopo due fermate era sceso dalla carrozza di pendolari del mattino e non era riuscito a leggere una pagina del suo libro.
Iniziava la sua giornata di lavoro...