Lucine brillano in fondo al tunnel e rombi di acciaio mi ruotano attorno come se stessi in una sala col sistema surround.
Stavo sognando ma dopo aver aperto gli occhi non mi sembra ancora di essermi svegliato. Osservo uno scorcio di cielo lombardo, la sua versione estiva, tersa e frizzante. Sto seduto su un sedile in finta pelle nocciola, in un vagone riciclato delle Ferrovie dello Stato. Invece che a lato, dal finestrino, il cielo lo osservo oltre uno squarcio sul tetto.
Ore 19, manca poco al tramonto, quelle nuvole di panna su gelato al puffo scorrono su un mondo senza Facebook e I-phone. Le bande di ultrà, gli sfasciacarrozze, sono invece una moda che esiste già.
Una furia distruttiva si è impossessata del convoglio. L’esempio dei capi e la notizia che gli agenti sono stati rinchiusi nel vagone di testa sono bastati ad animare un secchione magrolino che con tanto di occhialetti, zazzera e brufoli, si spezza la schiena per dilaniare una parete. Si ferma, ha il fiatone, si guarda le mani viola, lascia andare il legno, strappa un poggiatesta e lo getta dal finestrino come se fosse una granata.
La notizia ci precede: le stazioni sono deserte, gli ingressi ai binari sono stati sbarrati e nelle città più grosse al di là delle vetrate si ammucchiano gli hooligan delle squadre locali. Si dimenano e ruggiscono come belve in un film muto. Sembrano un branco di cani randagi rinchiusi all’interno di una cella di vetro. Il treno è un carro che attraversa il loro territorio esponendo dei bastardi accalappiati altrove. Il macchinista spinge, non si ferma alle stazioni. Se un ferroviere a terra esce allo scoperto viene ricacciato nel bunker con sedili e lavandini.
Corre il treno, la Lombardia è alle nostre spalle. Alla periferia di Padova strilla il freno a mano: mezzo treno si disperde, noi ripartiamo lentamente. La stazione pulsa di sirene e lampi blu: schierati sul binario, annoiati e nervosi, ci attendono i celerini in assetto antisommossa.
Qui non troverete le pagine di un diario di viaggio, né elogi a luoghi fantastici o cronache di memorabili incontri. Questa è una raccolta di storie, pensieri, immagini. Ma soprattutto di stranezze, che per altri magari sono normalità. Perché per osservarle, queste bizzarrie, sono necessari filtri speciali: stramberia, cinismo, pignoleria, testardaggine, isolamento, impudenza, curiosaggine, nerdismo. Difetti che modestamente, in varia misura, questo individuo seminomade possiede un po' tutti.
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