Il giorno in cui mi scade il visto thailandese – proprio quando devo mettermi in viaggio, attraversare il confine ed entrare in Laos per ottenerne uno nuovo – comincia quando quello precedente deve ancora terminare. Ieri sera sono uscito con E per un buffet tradizionale, un paio di birre, un po’ di musica e quattro chiacchiere. Questo era il piano, un po’ bluff e un po’ struttura mentale, che comincia a scricchiolare già nell’ampia sala del ristorante, dove plachiamo con la birra fresca l’effetto esplosivo della combinazione di peperoncino, afa tropicale e ondate di calore emesse dal braciere che arde al centro del tavolo.
Il cedimento continua nei tre disco-pub dove continuiamo a trangugiare birra, mentre ascoltiamo un medley di musica rock, pop e commerciale. L’alba ci sorprende con la forza di volontà, la resistenza alle tentazioni e il senso pratico sfiancati da un lungo bombardamento di alcol e onde acustiche, a bordo di un taxi, con un ragazzo inglese e due sue amiche thailandesi. L’auto si ferma davanti ad una sala karaoke. All’interno gruppetti di clienti seduti su divanetti di finta pelle attendono il loro turno al microfono bevendo piccoli sorsi di whisky da bicchieri ghiacciati.
In questo locale con la porta sbarrata e le finestre schermate per ingannare i sensi in una percezione di notte eterna, alle 7 di mattina, con la disinvoltura di chi ha ordinato cappuccino e brioche per colazione, stappiamo una bottiglia di 100 Pipers Scotch e ne mescoliamo il contenuto melenso con ghiaccio, soda e coca. Dopo aver mandato giù un sorso e barricato la gola contro un conato di vomito utilizzo il bicchiere soltanto come pass-partout da conversazione.