La Thailandia è un paese spaccato per colori. Da una parte le maglie gialle che tra novembre e dicembre occuparono gli aeroporti e con l'aiuto di una sentenza della Corte Suprema costrinsero alla resa il governo degli “amici” di Thaksin. Dall'altra le maglie rosse che a Pattaya hanno fatto saltare il Summit dell'ASEAN. E poi le maglie blu, che senza l'appoggio (ufficiale) del governo hanno cercato nel fine settimana di opporsi alle azioni dei rossi. Qualcuno ha parlato addirittura di maglie verdi, sebbene chi siano, che cosa facciano e da quale parte stiano non è ben chiaro, così come se siano effettivamente scese in campo.
Le divise verdi e marroni dell'esercito hanno invece fatto il loro ingresso con i mezzi blindati nelle strade del centro della capitale, proprio quando la città si preparava per il gran finale del Songkran, il capodanno thailandese, con eventi, iniziative commerciali e la classica guerra dell'acqua, la gavettonata generale con cui i siamesi si augurano buon anno.
Verso sera le aree commerciali del centro sembrano più che altro le maglie di una città fantasma. Gli shopping mall più popolari sono chiusi, le vie che convergono all'incrocio di Siam sono vuote. È una sensazione surreale, in una città che fa del traffico e dell'atmosfera vibrante a qualsiasi ora una sorta di marchio di fabbrica. Per fortuna macchine e moto non sono gli unici assenti. Nel triangolo Siam-Pratunam-Sukhumvit, nonostante le informazioni che arrivavano nel pomeriggio, non c'è nemmeno un mezzo dell'esercito.
Nei marciapiedi un po' di vita c'è ancora. I passanti non sembrano preoccupati e trottano a caccia dei negozi o delle bancarelle rimaste aperte. Davanti alla cancellata di un edificio dei ragazzi armati di secchielli pescano acqua e ghiaccio da un cassone di plastica e centrano i passeggeri dei tuk tuk o degli autobus con i finestrini aperti. Alcuni turisti osservano dalla sopraelevata pedonale e scoppiano a ridere quando si alzano le urla di chi si è beccato la lavata. Ma questa scena avulsa, in mezzo alla calma generale, sembra il segnale di una festa che rischia il fallimento, quasi a simboleggiare il salto nel vuoto della reputazione del paese e soprattutto della sua situazione economica.
La cosa peggiore è che il sistema sembra entrato in un vicolo cieco. Il governo in carica, qualunque esso sia, non viene mai legittimato dalla fazione che gli si oppone, che si vede autorizzata ad occupare gli aeroporti e a mandare a monte summit internazionali bloccando così il paese, sempre impunemente, con le forze dell'ordine che stanno a guardare, l'esercito che gioca al gioco delle tre carte e i membri del governo di turno che cincischiano e intrallazzano.
Un'altra delle aree a rischio è quella compresa tra il fiume Chao Phraya, il palazzo reale, il monumento alla democrazia e Khao San Road, meta popolare per giovani turisti. Ma solo a sentire il nome della destinazione il tassista allunga indici e pollici a simulare la presa su un mitra e risponde scandendo un grottesco bum bum bum. Pure il servizio degli autobus diretti a quella zona non sembra essere in funzione. È tardi: riproverò domani, quando proprio a Khao San Road si dovrebbe scatenare una delle battaglie d'acqua più "feroci" del paese...magliette colorate e carri armati permettendo.
Qui non troverete le pagine di un diario di viaggio, né elogi a luoghi fantastici o cronache di memorabili incontri. Questa è una raccolta di storie, pensieri, immagini. Ma soprattutto di stranezze, che per altri magari sono normalità. Perché per osservarle, queste bizzarrie, sono necessari filtri speciali: stramberia, cinismo, pignoleria, testardaggine, isolamento, impudenza, curiosaggine, nerdismo. Difetti che modestamente, in varia misura, questo individuo seminomade possiede un po' tutti.
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