lunedì 27 luglio 2009

I "falsi" di KL - Kuala Lumpur, Malesia

C'è una donna alta e bionda che cammina in Ramlee Street. Nota le torri, le fissa con lo sguardo, rallenta il passo e...eccolo là!

Con le mani protese e un tele-sorriso, offre alla donna un talismano. Sarà il vestito, sarà il sorriso, o il fatto che lei è qui per esplorare: la donna si ferma, leggermente sorpresa, guarda il talismano e lo prende in mano. Lui china il capo e ritira braccio, la donna si rilassa e alla fine sorride. Congiunge i palmi in un Namaste, ricambia l'inchino e riprende il cammino.

Non ha ancora mosso il secondo passo che lui allunga la mano, con calma e fermezza, come a dire aspetti, non ho finito. Stende il palmo verso il petto della donna e sembra bloccarla con una forza mistica. Infila di soppiatto l'altra mano nella borsa ed estrae un biglietto che le chiede di leggere. La sinistra della donna regge il talismano mentre l'indice destro scorre lungo il testo. Gli lancia uno sguardo che sembra dire che diamine! Ma lui resta calmo, sorride e annuisce. La donna si arrende, fruga nella borsetta e allunga al furbastro un biglietto da dieci.

Non è certo l'unico che opera in zona. Arrivando da Bukit Bintang prima delle nove e camminando in direzione di KLCC, a prescindere dall'itinerario che si sceglie di percorrere si finisce per imbattersi in alcuni di loro. Con il completo arancione e il cranio pelato, a prima vista sembrerebbero dei monaci buddisti. Il resto della strategia è piuttosto semplice: abbordare ogni straniero che capiti a tiro. Dal momento che l'area abbonda di aziende, c'è sempre qualche businessman che passeggia nei dintorni. Ma gli obiettivi che i falsi sembrano preferire sono i visitatori dello Sky-bridge delle torri Petronas. Per avere diritto al tour d'alta quota, la gente prenota di primo mattino. E proprio alle prime ore della giornata lavorativa i falsi cominciano a tessera la tela.

Gran parte della pesca la tirano su di mattina, ma hanno anche altri modi per arrotondare il bottino. Chi mangia all'aperto ai ristorantini di Jalan Alor non risparmia una mancia per i complessini malay. E anche se sui tavoli le salviette abbondano i clienti utilizzano le monete del resto per comprare i fazzolettini dai bimbi cinesi. C'è anche un vecchietto che si aggira in silenzio, cercando di stupire tutti con dei giochi di prestigio. Più che la destrezza colpisce il sorriso che rallegra la gente a cui dice: “Li vendo”. Chi non ha una pietra al posto del cuore si ritrova a trascorrere il resto della serata cercando di sbrogliare due chiodi annodati. I clienti hanno finito anche l'ultimo piatto e sorseggiano la Tiger dai bicchieri ghiacciati, quando da dietro un angolo compare il falso, che si muove tra i tavoli sventolando un talismano. Gran parte della clientela è a conoscenza della truffa, ma c'è sempre qualcuno che alla fine ci casca.

Ovviamente potrebbe esserci anche un triste retroscena e i falsi
magari sono degli sfortunati burattini. Un gruppo di immigrati che tirano a campare, manipolati da una nuova specie di mercanti di schiavi. 

(Quelli nella foto sono monaci autentici, a Bangkok, di Fabio Pulito)

2 commenti:

  1. Confermo la presenza di questi falsi monaci che chiedono le elemosina anche a Hong Kong.

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  2. Ah, a Hong Kong non ne avevo visti. Ne ho invece incontrati anche a Guangzhou, davanti al tempio Guangxiao

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