Il semaforo è verde, la moto accelera, ma dopo pochi metri ci siamo già fermati. Sono almeno otto ore che giriamo per Phnom Penh e ci beccano ora, a pochi metri dall'hotel. Il poliziotto sorride mentre ci viene incontro. Sappiamo già bene che cosa va cercando ma decidiamo che almeno ci godremo lo spettacolo.

Dopo dieci minuti di dialogo da comiche finalmente ci invita ad offrirgli qualcosa. Era un momento chiave, che aspettavamo da un po', e quando arriva il segnale - la parola dollari - ci eccitiamo, gesticoliamo e ci mettiamo a urlare, come se avessimo capito che cosa vuole dirci. L'agente è contagiato dal nostro entusiasmo, sorride mentre intravede la ricompensa per i suoi sforzi e un raggio di soddisfazione gli illumina il volto. Ma è una gioia di un attimo e la frustrazione lo ripiglia quando gli sventoliamo in faccia il contratto di noleggio.
Dopo un altro po' di questo tira e molla, ne abbiamo abbastanza e trattiamo sul prezzo. Lui intasca il malloppo senza scrivere la multa. Glielo si legge in faccia che la paga di oggi se l'è guadagnata col sudore della fronte.
Il giorno seguente mentre facciamo colazione leggiamo un quotidiano locale in inglese. C'è un articolo a proposito di corruzione e tangenti. Parte del pezzo è un'intervista a un poliziotto, il quale spiega che il problema è serio. In fondo alla pagina c'è la foto dell'agente: orgoglioso, in piedi, posa accanto alla sua moto. Il casco scintillante, gli occhiali americani, il sorriso sicuro e un baffetto sottile: sembra un personaggio della serie dei CHiPs.
Osserviamo la foto e ci concentriamo su quel volto. Il giornalista di certo non poteva sapere che l'egregio dottor Jekyll intervistato da lui era lo stesso Mr. Hyde che ha intrattenuto noi.
Immagine: Richard Mansfield in The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, di Henry van Der Weyde (PD), circa 1895, da Wikipedia.org
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