Sto seduto al computer in un'agenzia di viaggi quando qualcuno entra cantando “Nel blu dipinto di blu”. Potrebbe anche essere una scena simpatica se non fosse per l'angolazione volgare e strafottente impressa dal soggetto all'esibizione. Lo ascolto mentre cammina tronfio fino al banco e senza salutare né chiedere nulla continua a cantare.
Quando ha finito una strofa dice all'impiegata di voler effettuare una chiamata internazionale. “Che paese?” gli chiede la ragazza. “Italia” risponde lui. E poi aggiunge: “Foggia!”.
Credendo che nessuno capisca l'italiano, o che chiunque lo sappia sorrida divertito, il burino inizia ad imbastire un monologo immondo, utilizzando anche espressioni in dialetto pugliese. Un miscuglio di insulti e riferimenti sessuali, con note razziste nei riguardi della ragazza. Il tutto condito con un tono da spaccone.