mercoledì 23 settembre 2009

Un'imponente operazione di polizia - Sihanoukville, Cambogia

(Primavera 2003)
La spiaggia di Sihanoukville è un posto tranquillo. Ci sono pochi stranieri e qualche bambino del posto.


Un ragazzino mi si avvicina, sorride e si siede. A differenza dei bambini che affollano Angkor non chiede l'elemosina e non ha nulla da vendere: forse vuole soltanto praticare l'inglese.

Con un saluto e due domande provo ad innescarlo, ma lui non mi risponde e mi fissa sorridendo. Noto di sfuggita che siede vicino alla mia borsa. Sono tentato di far finta di cercare qualcosa per afferrarla e sistemarla lontano da lui. Mi trattengo e per un attimo riesco pure a disprezzarmi per il mio solito istinto diffidente e sospettoso, europeo, forse italiano o addirittura veneto.

martedì 22 settembre 2009

Italiani in Thailandia/1: i vacanzieri - Koh Samui

Il geometra toscano è un uomo di mezza età, dal sorriso cordiale e i capelli argentati. Gli dico che ho una laurea in ingegneria: lui mi diverte con una serie di aneddoti sulla rivalità tra le due categorie a Firenze e dintorni. Vorrebbe conoscere una ragazza thai ma è un po' spaesato e non sa da dove iniziare. È stato sposato per molti anni e si sente un po' imbranato nelle tecniche d'approccio. Nei bar con le working girls non è mai entrato: i locali di quel tipo lo mettono a disagio.

Un paio di giorni dopo ha qualcosa da raccontarmi: la sera precedente è andato a bere una birra ai baretti con i lettini affacciati sul mare, dove servono cocktail sotto la stellata.

Ha finalmente trovato un'occasione per buttarsi: ha scambiato dei sorrisi con una ragazza, poi l'ha salutata e quella gli ha risposto. Nessuno dei due conosce bene l'inglese, ma gli interessi coincidevano...e sono finiti nel suo bungalow.

sabato 5 settembre 2009

Emozioni mute - Phuket, Thailandia

Il conducente thailandese entra nella lobbie, dà un'occhiata in giro e grida: “Mini-van to airport!”. Prendo lo zainetto e lo seguo all'esterno. Appena uscito dall'albergo sento dei rumori, mi guardo attorno ma non noto nulla di strano. Mentre entro nel mezzo il conducente afferra una borsa e si mette a correre lungo il marciapiedi. Torna quasi subito, con la borsa in mano, nota la confusione negli sguardi dei passeggeri e cerca di spiegare: “He no talk. He look lady”.

Le nostre espressioni devono averlo deluso: lascia perdere le spiegazioni, chiude il portellone e sale rassegnato al posto di guida. Un uomo straniero con i capelli ossigenati si avvicina al van con passo spedito. Si siede sul sedile davanti a me e fa scorrere la porta con foga eccessiva. Poi si volta, osserva un punto lontano, stende il braccio e punta un dito. Mentre la rabbia gli invade il volto esclama: “Ngh! Hmn! Ngh!”. Ci giriamo ma non notiamo nulla di particolare. In un attimo la confusione cede il passo all'imbarazzo e ognuno fa finta di fare qualcos'altro.