giovedì 26 novembre 2009

Il mio spirito custode - Bangkok, Thailandia

Una ragazza con cui uscivo, una mattina al risveglio, mi disse che nella mia stanza viveva un fantasma. Le era apparso in un sogno e indossava il tipico lenzuolo. Non era esattamente un'apparizione spaventosa: una versione asiatica dello spiritello Casper.

Le si è avvicinato, galleggiando a mezz'aria, e con fare cortese le ha chiesto chi era. Quando ha risposto che era soltanto un'amica lui ha annuito, le ha dato il benvenuto, l'ha invitata a tornare e poi è scomparso.

I thailandesi credono nei fantasmi e negli spiriti, ne sono spaventati e affascinati al tempo stesso, ne parlano spesso, ci fanno dei film. La cultura dei fantasmi è articolata e interessante.

Quando vai in un ristorante, un'abitazione, un ospedale ai confini del complesso noterai un piccolo santuario, un tempietto, una casetta in cima a un piedistallo. Sulla veranda della casa bibite gassate, frutta, riso, fiori e incenso. I thailandesi credono che degli spiriti custodi si aggirino nei dintorni della loro proprietà: se ne prendono cura, per rispetto e per timore.

Ho detto alla ragazza che ho parlato con lo spirito, spiegandogli che in effetti eravamo amici. Sorprendentemente non stavo scherzando: nel modo di uno che viene da lontano, con origini cristiane mischiate a socialismo, scetticismo razionale, materialismo storico, liberalismo, romanticismo, eccetera eccetera, senza la minima idea di come approcciare un fantasma, in colpevole segreto e fretta imbarazzata, avevo davvero parlato col fantasma! Lei mi ha ringraziato, senza occhiate di scherno.

Non credo ai fantasmi ma qualcuno mi ha detto che ce n'è uno che vive nel mio appartamento. Potrei sbagliarmi, magari esistono davvero: per questo forse metterò dell'acqua a fianco al letto.

Immagine "Amleto e il fantasma di suo padre" di J.H. Fussli, 1780-1785, da Wikipedia.org

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