Un semaforo, come, qui, da quando? Non c'è un incrocio, è un passaggio pedonale. Freno un po' in ritardo, ma con esperienza: un ABS manuale, graduale, con tatto. Mi fermo senza problemi prima della striscia bianca. Osservo uno straniero che attraversa davanti a me. Sento un sorriso che mi flette le labbra mentre il sole del mattino mi frolla la pelle. Il proiettore si inceppa, la vita va in pausa, dopo un paio di secondi il film riprende, ma un segmento spazio-tempo è andato perduto. Il motorino è a terra, io sto ancora in piedi, le ginocchia piegate e i palmi sull'asfalto. Un ragazzino del posto mi ha tamponato. Mi alzo, guardo il thai, gli dico che era rosso, scherzi della psiche: ho parlato cinese. Il minuto che segue è da studio sociologico. Mentre sollevo il motorino il ragazzino sparisce, non è una sorpresa, non contavo su di lui. Lo straniero che attraversava ha visto tutto, ma dal momento che è all'estero non si è nemmeno fermato. Una ragazza coreana mi dà una salvietta. Arrivano due uomini, prelevano il motorino, se lo portano via dopo avermene dato un altro. Di solito ti chiedono una somma per i danni, ma ho noleggiato il mezzo alla reception dell'hotel e questa sembra essere una garanzia sufficiente. Mi spolvero i jeans, sistemo la camicia, pulisco con l'acqua le abrasioni sui palmi. Dovrei tornare in stanza e applicare il disinfettante. Ma me ne frego con calcolo, risalgo in sella, do un'occhiata alle montagne, accelero, volto pagina. Un cielo così ha bisogno di palme, e poi risaie, salite, templi, colori. E sto pensando ai tropici, alle tonalità, all'architettura, non certo al rosso del Mercurocromo.
Estate 2007
Estate 2007
Foto di Ginger me (CC), da flickr
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