Guardando verso il centro da un ponte pedonale il cielo appare diviso da una curva netta: celeste sopra, grigio scuro sotto. È il fumo che sale dai siti che ardono: centri commerciali, banche, il palazzo della borsa, copertoni agli incroci, stazioni della metropolitana.
I duri della protesta non hanno accettato la resa, o forse, chissà, era già tutto organizzato. Piccoli gruppi di irriducibili si muovono agilmente, compiendo atti di vandalismo e lanciando bombe molotov. A causa degli impedimenti accumulatisi in quasi due mesi i mezzi dei pompieri non possono raggiungere gli incendi. Le fiamme divampano e si mangiano pezzi di città. Centri nevralgici, punti di riferimento, attività commerciali. Il governo era alle strette e ha imposto il coprifuoco: dalle 20:00 alle 6:00 si sta tutti in casa.
Alle cinque di sera, tre ore prima dell'ora X, esco incuriosito e faccio una passeggiata nei dintorni. Pahonyothin road di solito è piena come il budello di un cotechino, ma stasera il traffico sembra quello di Padova a ferragosto. I supermercati e i centri commerciali stanno già chiudendo. C'è un minimarket al distributore, è stato preso d'assalto: sullo scaffale della carne stanno due salsicce e qualche coscia di pollo: sembrano canotti rosacei nel mezzo di un pallido oceano. La coda alle casse arriva fino all'uscita, scatto due foto e me ne vado confuso. Arrivo a un 7eleven, sbircio, mi ci avventuro. I clienti percorrono le corsie in gran fretta, quando trovano un articolo che stavano cercando gettano spesso nel cesto l'intera scorta in offerta. Se non avessi ascoltato le notizie in inglese la fantasia che mi ronza in testa sarebbe un lecito dubbio: è un coprifuoco di dieci giorni, non di dieci ore!
Sulla via del ritorno la sensazione persiste. La gente non passeggia, non cerca, non compra: sono insetti che brulicano, strappano, trascinano. È una nevrosi di gruppo, sorta di panico soffuso.
Foto: scaffale della carne al Tesco Lotus Express, Ratchayothin-Bangkok, di Fabio.
Altre foto scattate da Fabio nella stessa area qui.
Foto del Central world in fiamme qui. E un video dell'incendio qui.
I duri della protesta non hanno accettato la resa, o forse, chissà, era già tutto organizzato. Piccoli gruppi di irriducibili si muovono agilmente, compiendo atti di vandalismo e lanciando bombe molotov. A causa degli impedimenti accumulatisi in quasi due mesi i mezzi dei pompieri non possono raggiungere gli incendi. Le fiamme divampano e si mangiano pezzi di città. Centri nevralgici, punti di riferimento, attività commerciali. Il governo era alle strette e ha imposto il coprifuoco: dalle 20:00 alle 6:00 si sta tutti in casa.
Alle cinque di sera, tre ore prima dell'ora X, esco incuriosito e faccio una passeggiata nei dintorni. Pahonyothin road di solito è piena come il budello di un cotechino, ma stasera il traffico sembra quello di Padova a ferragosto. I supermercati e i centri commerciali stanno già chiudendo. C'è un minimarket al distributore, è stato preso d'assalto: sullo scaffale della carne stanno due salsicce e qualche coscia di pollo: sembrano canotti rosacei nel mezzo di un pallido oceano. La coda alle casse arriva fino all'uscita, scatto due foto e me ne vado confuso. Arrivo a un 7eleven, sbircio, mi ci avventuro. I clienti percorrono le corsie in gran fretta, quando trovano un articolo che stavano cercando gettano spesso nel cesto l'intera scorta in offerta. Se non avessi ascoltato le notizie in inglese la fantasia che mi ronza in testa sarebbe un lecito dubbio: è un coprifuoco di dieci giorni, non di dieci ore!
Sulla via del ritorno la sensazione persiste. La gente non passeggia, non cerca, non compra: sono insetti che brulicano, strappano, trascinano. È una nevrosi di gruppo, sorta di panico soffuso.
Altre foto scattate da Fabio nella stessa area qui.
Foto del Central world in fiamme qui. E un video dell'incendio qui.