E il governo risponde: "Prima disperdetevi voi!"
Ma i disordini continuano, nuove barricate vengono erette, copertoni bruciano agli snodi principali, misteriosi cecchini sparano dalle finestre dei grattacieli, i soldati usano cartucce cariche, i manifestanti lanciano pietre, molotov e razzi artigianali, se non peggio. Di conseguenza il numero delle vittime sale, il centro città è bloccato, il trasporto pubblico interrotto, l'apertura delle scuole rinviata, il numero dei turisti in arrivo precipita, l'economia nazionale pure.
Dai governi dei paesi esteri e dalle organizzazione e istituzioni non governative arrivano le solite dichiarazioni futili e qualunquistiche.
La stampa internazionale fornisce un quadro confuso, incompleto, spesso apocalittico della situazione. E lo fa sempre con un certo ritardo. Come se non bastasse molte testate tendono a prendere posizione, sulla base di quale profonda conoscenza della situazione i loro commenti non lo lasciano intendere.
Ma dopo cinque giorni di scontri finalmente arrivano delle proposte sensate. Alcuni leader dei partiti minori della coalizione di governo hanno presentato una lista di azioni da intraprendere per avviare il paese verso una soluzione fattibile della crisi: le camicie rosse interrompano la protesta, il governo ritiri poi le forze armate e loro usciranno quindi dalla coalizione facendo cadere la maggioranza in parlamento. Il che significherebbe nuove elezioni.
Quasi contemporaneamente il portavoce del senato fa sapere che l'assemblea si offre per mediare.
È evidente che in qualche modo bisogna arrivare a una cessazione delle manifestazioni, a un ritiro delle truppe e infine a nuove elezioni, in cui i partiti che appoggiano le camicie rosse si potrebbero giocare le proprie carte per una vittoria politica e non basata sulla forza e sul ricatto. E quelli di governo avrebbero l'occasione di sottoporre la loro gestione dell'emergenza al giudizio dell'elettorato.
Ma il governo sembra aver molto da perdere in questa storia. E pure molti dei leader dei manifestanti, finanziati sottobanco dall'ex premier in esilio.
Riuscirà la ragione a prevalere sull'intransigenza che sembra essersi insinuata nella coscienza di una fetta così grande della popolazione?
Riuscirà la ragione a prevalere sull'intransigenza che sembra essersi insinuata nella coscienza di una fetta così grande della popolazione?
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