Ricordi del dicembre 2001
È il freddo delle regioni che non sono attrezzate per affrontarlo quello che graffia l'aria di Chiang Mai a dicembre.
È il freddo delle regioni che non sono attrezzate per affrontarlo quello che graffia l'aria di Chiang Mai a dicembre.
Una scuola a Lamphun organizza una festa per reclutare una nuova schiera di insegnanti di inglese. Una ventina di farang a bordo di un songthaew si dirige vociante verso la tranquilla cittadina. Quando la scuola chiude l'autista suona il clacson, noi poggiamo piatti e bicchieri, salutiamo e torniamo a bordo. Ci metto tutto il tempo del tragitto che porta a Chiang Mai per accorgermi di essermi dimenticato la borsa a Lamphun. Contiene un buon pezzo della mia vita quotidiana: il passaporto, i bancomat, le carte di credito, la patente. Torno nel songthaew, spiego, drammatizzo. L'autista sbuffa, poi si impietosisce e si arrende. Arrivati alla scuola non faccio in tempo a pagarlo che questi è già partito sgommando verso casa. Solo la mia coscienza ha sentito il thanks! che ho urlato.
Trovo la borsa, controllo, c'è tutto, poi dei ragazzi mi invitano per bere qualcosa. Il sospiro di sollievo non è ancora terminato, un brindisi alla fortuna in effetti ci sta tutto. Quando il locale chiude mi offrono un divano, io li ringrazio ma preferisco tornare, mi avvio e punto il pollice verso un cielo terso che sembra una lastra ricoperta di schegge di ghiaccio. Quando sto per scoraggiarmi arriva una moto. Sono gli amici del bar che non mi vogliono abbandonare, mi fanno spazio e sfrecciamo nella strada buia e deserta. Io mi copro dietro il corpo minuto della ragazza e lei si fa scudo con le spalle più larghe del suo amico. Questo si affida alle proprietà schermanti del nylon svolazzante di una giacca a vento.
Foto: statue in un tempio a Chiang Mai, di Fabio
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