Aeroporto di Guangzhou, di Fabio |
È una di quelle notti in cui ti lasci trasportare dal profumo del vento, dagli incontri, da quel che la vita ti mette a disposizione, non per l'anno prossimo o per domani, ma sul momento, su quel marciapiedi, molte ore prima che il giorno arrivi a farti razionalizzare tutto. E la cosa, almeno per me, riesce meglio quando sto all'estero, preferibilmente in un luogo in cui non conosco nessuno, non ho alcun aggancio, alcuna boa a cui aggrapparmi quando la corrente mi trascina alla deriva. Se poi gli eventi si snodano in Asia, o meglio ancora in Cina, dove nemmeno gli appigli culturali ti danno una mano, il tutto è ancora più rischioso, succulento ed eccitante.
Il posto giusto, almeno per questa notte, è Guangzhou, una città dove la maggior parte degli stranieri sbarca attratta da quel colosso sproporzionato che qui chiamano fiera. Per cercare fortuna, fare soldi, spremere una delle tette meridionali di questa mucca, la Cina, che sembra crescere in maniera incontrollata, vittima di qualche cellula impazzita. E dove io, non per fare l'originale ma per naturale matrice cialtrona, sono arrivato per caso, proveniente da Hong Kong e diretto a Kunming, una località del sud ovest dalla cui tranquillità mi lascio cullare da ormai più di un anno.