Traffico di Bangkok-Pahonyothin Rd. in una notte di pioggia, di Fabio |
Il semaforo è rosso, siamo in coda, in terza corsia. La mia fermata sta poco dopo l'incrocio ma io mi conosco bene e so che ora comincerò a fantasticare, a farmi trasportare e distrarre da una catena di pensieri, numerosi, arrugginiti e ammaccati come i suoi anelli, dimenticandomi di scendere. Mi avvicino alla porta e premo il pulsante in anticipo. La bigliettaia mi osserva e così fa anche qualcun altro, e questa volta non me lo sto immaginando. Vuoi vedere che...ma no, non può essere...poi l'autista preme un tasto e la porta si apre. Un diabolico, inaspettato esempio del principio di causa-effetto: io ho premuto il pulsante e lui ha aperto la porta. Proprio così, apposta per me. Era quello che temevo, anche se la mia mente non ha fatto in tempo a sviluppare un'immagine precisa. Normalmente uno suona il campanello per prenotare la fermata successiva, non per farsi aprire le porte seduta stante. Tra l'altro c'è scritto dappertutto che gli autobus possono raccogliere e depositare i passeggeri soltanto alle apposite fermate. Questo è un incrocio, trafficato e pericoloso. Ma io ho premuto il pulsante e il conducente ha aperto quella maledetta porta. Aspetto un secondo, magari qualcuno scende e mi cancella dalla scena come un omino in un fumetto in lavorazione. Com'era prevedibile nessuno si muove. Ora che faccio? Io scendo. Meglio che restare a bordo, abbozzare un sorriso scemo per far capire che non miravo a tanto e fare quindi la figura del babbeo. Un saltello, op-là, attenzione ai motorini e sono già sul marciapiedi, camuffato con un discreto velo di proposito e determinazione. Come a dire: "è esattamente quel che volevo fare!"
Ora i thailandesi staranno pensando: "Ma guarda questo farang, come si destreggia bene, ha imparato a muoversi con disinvoltura tra le varie sfumature dei costumi locali." Così o con parole loro lasciamoglielo pensare. Non possono nemmeno sospettare quale sia il laido retroscena.
Vedi però, chi l'avrebbe mai detto, la linea di demarcazione tra una figuraccia da sfigato e un figurone da figo a volte può essere molto sottile!
Ora i thailandesi staranno pensando: "Ma guarda questo farang, come si destreggia bene, ha imparato a muoversi con disinvoltura tra le varie sfumature dei costumi locali." Così o con parole loro lasciamoglielo pensare. Non possono nemmeno sospettare quale sia il laido retroscena.
Eh si, ricordo bene la mia peggior figuraccia..Io e un amico passeggiavamo beatamente in centro quando, vediamo avvicinarsi due avvenenti ragazze..Io mi rivolgo a lui dicendo: " Guarda quella di destra che faccia da t.." Trenta secondi dopo quella con la faccia da t..mi stava stringendo la mano: era la sorella del mio amico. Poi, sono sprofondato nelle viscere della terra! Ciao Fabio..
RispondiEliminahaha...fantastica, ne ricordo una simile anch'io. In quel caso però la linea di demarcazione è abbastanza spessa!
RispondiEliminaAhah.. è sempre questione di punti di vista!
RispondiEliminaCerto Chiara...ma come vedi a volte possiamo influenzare il punto di vista dell'osservatore (o come nel caso dell'autobus finiamo per farlo involontariamente)
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