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Foto di Steve Webel (CC) |
Verde, via! Si diceva così quando eravamo neopatentati e avevamo il fratellino minorenne a bordo. A Kuala Lumpur invece se vesti i panni del pedone ti tocca pensarlo a qualsiasi età. Anzi, più i riflessi si fanno lenti più ti tocca giocare d'anticipo.
Sto aspettando il verde per attraversare Jalan Sultan Ismail, una grossa arteria cittadina che taglia in due il distretto d'affari. Ecco il segnale, a gradi falcate cerco di prendere a calcioni un brutto presagio. L'omino verde lampeggia fin da quando si è acceso e sembra che non ci sia proprio tempo da perdere. Appena passato il cordolo della mezzeria succede quel che temevo: scatta il rosso. Penso che sia un'altra mossa degli astuti membri delle istituzioni per costringerci a sgombrare l'incrocio in fretta. Ma confido sul fatto che ci lasceranno comunque un intervallo di tempo sufficiente a metterci in salvo prima di dare il via ai veicoli che sgommano sulla linea dello stop. Invece no, gli danno il verde! Sono costretto a completare il tragitto con tre poderosi salti di camoscio.
Ma che calcoli hanno fatto? Hanno ingaggiato Carl Lewis come consulente per i test?
Forse contano sul fatto che la gente si fermi sul cordolo, utilizzando due turni di verde per completare l'attraversamento. Potrebbe però esserci dietro una sordida cospirazione dal fine ultimo agghiacciante: il totale sterminio dei pedoni, una specie ingombrante, fastidiosa e comunque non strettamente necessaria. Ne attirano quindi il maggior numero di esemplari in una trappola sistemata in mezzo alla strada, come quella in cui sono caduto io, per poi liberare le loro belve motorizzate, assetate di sangue pedonifero dopo essere state costrette a lunghi secondi di astinenza nella gabbia di strisce bianche che le inchiodava all'incrocio.
Ma non hanno tenuto in conto l'intervento di Mr. Charles Darwin, sommo uomo di scienze nonché amico di ogni pedone. La selezione naturale ci trasformerà in solidi gruppi di gazzelle bipedi paradossalmente incrociate con dei ghepardi un po' sbiaditi. Sotto quelle spoglie sopravviveremo e prolifereremo: tra scatti, balzi e carreggiate attraversate la lotta continuerà ancora a lungo.
Cari sterminatori, non ci avrete: il genocidio che sognate non è ancora alle porte!
Potete leggere la prima parte qui