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Foto di adaptorplug (CC) |
Si può dire che ogni postaccio è un postaccio a modo suo e se si tratta di postacci la gamma offerta da Bangkok è una delle più ampie al mondo. Il film
The Hangover part 2 (in italiano "Una notte da leoni 2"), ambientato proprio qui, anche se farcito di situazioni poco probabili offre un panorama di locali decadenti molto verosimile, spesso reale.
Pur frequentando la città da dieci anni ho bisogno dell'aiuto di M. - un amico turista, un visitatore occasionale - per scovarne uno che ha ancora il potere di stupirmi. Non ci sono quindi solo i bar con le ragazze vestite a tema, i locali del
ping-pong show, i cabaret coi ladyboy, i go-go bar, i centri di massaggi erotici, i disco-pub e gli after-hour illegali con le squillo free-lance. Non solo Patpong, Nana Plaza e Soi Cowboy quindi...no, a Bangkok c'è pure questo!
Appena entro provo quel brivido che si prova quando ci si imbatte in qualcosa che ci intriga proprio perché ci rivolta. In un certo senso potrebbe essere inserito nell'ultima delle categorie elencate sopra, dal momento che le ragazze non lavorano per il proprietario del locale, o meglio in un certo senso lo fanno, ma in maniera indiretta, senza percepire uno stipendio né ricevere ordini o istruzioni. Alcune delle caratteristiche peculiari dell'ambiente e le dinamiche delle relazioni sociali suggeriscono però di creare una categoria apposita allo scopo di classificarlo.
Alcuni dettagli - i tavoli, i movimenti e l'aspetto austero dei camerieri - ricordano certe taverne bavaresi. Il banco del bar potrebbe essere quello di una sagra di paese o di una festa di partito, con la lista delle bevande appesa alla parete e gli addetti affannati e dall'aria vagamente improvvisata. L'uso generoso di legno, mattonelle, luci al neon e foto kitsch di luoghi famosi (la torre di Pisa, il Colosseo, l'Arco di Trionfo) riportano invece alla mente certi bar italiani degli anni '60 e '70. La componente che interrompe questo viaggio della fantasia tra paragoni con posti lontani è ovviamente la presenza di decine di donne. Alcune hanno già vissuto tutti i giorni del loro splendore ma il numero di quelle giovani e carine, a detta di M., dall'ultima volta che è stato qui sembra essere aumentato.
Pesa nell'aria un'atmosfera lievemente squallida, da mercato del bestiame in periodi di magra. "E' un posto alquanto sciacallo" commenta M. e anche se non conosci l'espressione appena metti piede qua dentro ne afferri al volo il significato.
Le donne stanno quasi tutte disposte a semicerchio, spalla contro spalla, addossate alle pareti o al mobilio della metà del salone più lontana dall'entrata. Indossano abiti da ufficio o da sera, portano acconciature ben curate e sono truccate sobriamente, niente di volgare o pornografico. Quelle più hot lo sono in maniera piuttosto discreta. Solo poche siedono ai tavoli sparsi qua e là o all'immenso banco a virgolone che si incurva al centro della sala. Qui sta invece la grande massa dei clienti, molti dei quali visibilmente annoiati, quasi disinteressati, che sorseggiano birra, chiacchierano con gli amici o si guardano attorno, non necessariamente verso le donne.
Che differenza con i locali tradizionali dell'industria del sesso thailandese! La decadenza qui è più un concetto di design che di etica. Manca l'elemento indecente, la libido, scomparsa assieme alla teatralità eccessiva, ai colori volgari, ai giochi di luce contundenti e ai suoni che stordiscono. Ogni tanto un DJ invisibile attacca un pezzo ma per lunghi minuti la colonna sonora di questo film grottesco è quella del brusio, del tintinnio dei bicchieri, dello stridere degli sgabelli, dei rumori di fondo di un locale notturno all'ora di chiusura, quando le luci si accendono e l'ultima canzone sfuma via mentre la gente si trattiene all'interno.
Le donne cercano il contatto visivo e nella maggior parte dei casi i clienti abbozzano un sorriso imbarazzato e poi distolgono lo sguardo. O distolgono lo sguardo senza nemmeno l'effetto lenitivo del sorriso. Ma probabilmente questo è qualcosa che provo solo io per loro: le ragazze sembrano infatti essere assuefatte a questo genere di reazione.
Ogni tanto qualche uomo ne chiama una, lei - e magari pure quella che le sta accanto - risponde stupita: "Chi, io?" E poi percorre i cinque o sei metri che la separano da quello che è ben più di un cliente: è un pompiere in un palazzo in fiamme, un San Bernardo sul luogo di una valanga, un bagnino in mezzo al mare mosso. Insomma, una sorta di salvatore. A questo ritmo però soltanto il 5% di loro verrà salvato, sono troppe e troppo poco sembra essere l'interesse nei loro confronti. Le altre torneranno ad aggrapparsi al misero lavoretto che fanno di giorno, se ne hanno uno. Come verremo a sapere in seguito da un amico di M., infatti, la maggior parte di queste precarie del sesso ha delle occupazioni normalissime e le più giovani sono spesso studentesse.
Tra tutti, i giapponesi sembrano sapere qualcosa che ad altri sfugge, perché quando chiamano una ragazza questa arriva e spesso attacca a parlare la loro lingua. Un approccio molto intraprendente.
Finite le birre, prima di andarcene facciamo un salto in bagno, un tugurio seminterrato in linea con lo stile del locale. Un canaletto di scolo lungo la parete piastrellata funge da orinatoio. A fianco ci sono due di quei disgustosi sgabuzzini asiatici per le signore. Cinque baht per entrata ma se ne paghi venti hai l'accesso illimitato. Chi potrà resistere qua dentro tanto a lungo da aver bisogno di andare al bagno più di quattro volte, condizione necessaria affinché l'investimento sia profiquo? Un'altra soffiata ci svelerà anche il mistero nel quale si avvolgono quelle coppiette che invece di scendere verso gli inferi del cesso immondo salgono la rampa di scale in direzione opposta: ai piani superiori c'è un infimo alberghetto ad ore dove si consumano transazioni più o meno oscene.
Usciamo e appena saliti gli scalini Bangkok ci tira un ceffone di calore, umidità, odori e frastuono riscattandoci all'istante da quello strano torpore che ci aveva ammantati. Era come se il locale sciacallo ci avesse narcotizzato. Forse eravamo soltanto sbalorditi, ma può darsi che sia stato invece l'ennesimo incantesimo di questa città dai poteri misteriosi.
Dopotutto la chiamano Città degli Angeli: l'ingrediente mistico da qualche parte dev'esserci.