giovedì 29 settembre 2011

Dagli alcolizzati/3 - Bangkok, Thailandia

Foto di Olgierd Pstrykotwórca 
L'intera serie "Dagli alcolizzati" è dedicata a Jack London, autore di "Memorie di un bevitore" (Titolo originale: "John Barleycorn").

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S. si ostina a privarci degli spettacoli pietosi a cui ci ha abituati in passato seguitando a consumare solo bibite gassate e succhi di frutta. Deve averglielo consigliato il medico dopo avergli diagnosticato la cirrosi.

Uno dei pochi personaggi da saloon che non bevono alcolici in questo bar è un grassone con il naso rosso, l'occhio spento e l'andatura da beone, che ordina le sue bottigliette di Coca Cola e Fanta sussurrando, come se fosse un atto illegale o scandaloso. Cosa che in un posto del genere, con una faccia come la sua, a pensarci bene potrebbe anche starci. 

Finalmente, dopo quasi una settimana di bibite dolciastre per ragazzini, S. ha gettato la maschera ed è tornato a dare del tu (a volte anche letteralmente) al suo amico preferito: un signore americano dalla carnagione scura, l'abito nero ricamato di bianco, una cascata di monili di cristallo, un piccolo copricapo aderente e fragranze speziate: Mr. Jack Daniels.
Si ode un tonfo pesante, S. è sparito. Ci alziamo e lo cerchiamo. E' crollato, ora è disteso sotto il tavolo e accanto a lui c'è la sedia, capovolta. Lo invitano ad alzarsi, lui probabilmente nella sua mente ci prova ma il corpo resta immobile. Non si è fatto male: è semplicemente ubriaco fradicio. Lo aiutano a mettersi in piedi ma non è facile, sembra che stiano estraendo un autoarticolato dal fondo di un fiume con poderosi argani. Quando si accomoda nella sua seggiolina ha gli occhi a bolla, lo sguardo vuoto, perso nei misteriosi giochi di forme e luci che vede davanti a lui, e le mani tremanti poggiate sul tavolo di plastica.
Quando rientra nel globo di realtà distorta che lo circonda cerca di alzarsi, cammina come un gorilla neonato verso il centro della strada, compie un giro di 360 gradi attorno a se stesso, barcolla, sfiora un taxi che si è fermato a pochi metri da lui per non investirlo e continua a oscillare fino a quando un turista lo aiuta a ritornare al proprio posto. Alcuni minuti più tardi ripeterà l'intera procedura dall'inizio.

La donna costantemente ubriaca siede a un tavolo, si appisola, si sveglia, borbotta, grida verso qualche sconosciuto ma nessuno le dà retta, poi continua a muovere le labbra senza però emettere alcun suono, per vari minuti. Infine, sconfitta ed esausta, riprende a russare.

Continua...

lunedì 26 settembre 2011

La molla - Bangkok, Thailandia

E' da un pezzo che lo straniero sbronzo gira a petto nudo. La prima della serie di sciocchezze che lo cacceranno nei guai la combina in uno di quei baretti per strada dove si servono birre e cocktail in bucket (vedi foto sopra). Ha tirato un calcio a uno sgabello: il proprietario-ragazzino non ci pensa due volte, gli assesta uno schiaffo e poi uno spintone. Lo straniero è alto e robusto ma affievolito da ore di bisbocce con i compagni Bottiglia, Lattina, Bicchiere e Secchiello: cade pesantemente e quando si alza non sembra nemmeno capire cos'è successo. 
Lo vedo più tardi, alcune decine di metri più in là. Urla, si sbraccia in gesti minacciosi all'indirizzo di chissà chi. La stradina è affollata, un po' tutti lo osservano ma passivamente: nessuno sembra interagire con lui. Lo straniero continua ad agitarsi, con foga crescente, e a un certo punto sbrocca (se quel che ha fatto finora non possa già definirsi sbroccare). Piglia un tavolino al bordo della strada, lo alza come se fosse di polistirolo, ne scardina due gambe, getta il resto e utilizza i due legni come se fossero katane. Le incrocia facendole picchiare una sull'altra, le fa volteggiare nell'aria, si mette in posa, tende i muscoli di braccia e torso, assume un'espressione da guerriero incazzato: sembra il personaggio cattivo di uno di quei filmacci di arti marziali. A vederlo c'è da vergognarsi di essere stranieri. Non smetto di osservarlo, mentre lui continua ad esibirsi nel suo triste spettacolino, caricando una molla che quando rilasciata gli schizzerà addosso con una forza che, ottimista come sembra, forse non sospetta. Purtroppo per lui infatti non sono l'unico che assiste alla scenetta.
Per quel che ne so la natura dei thailandesi li guida a evitare, per quanto possibile, il confronto aperto e diretto. La rabbia e la frustrazione non vengono sfogate come da noi con urla, gesti, espressioni facciali, sarcasmo, minacce e spintarelle: ogni sentimento tossico viene semplicemente accumulato nei serbatoi di pazienza più o meno capienti di cui ognuno è dotato. Fino a quando, come un pneumatico gonfiato oltre il limite, il sistema esplode, specialmente se si ritiene di aver subito quella che da queste parti è considerata la più vile delle onte: la perdita della faccia. In questi casi le differenze culturali non si risolvono in sottili incomprensioni e scenette buffe ma vengono espresse con valori e principi totalmente diversi dai nostri.
Vediamo un po', quali sono le linee guida per combattimenti da strada utilizzate da queste parti? Compiliamo una lista sommaria:
- 10 contro 1? Vale.
- Armati contro disarmati? Ottimo fattore di vantaggio da sfruttare senza esitazioni.
- Tentare di convincere l'amico che forse non ha ragione? Non si usa, stai con lui e picchia il suo nemico senza chiederti il perché.
- Pietà per il corpo inerme dell'avversario, privo di sensi, sanguinante, spalmato al suolo con una posa innaturale? Reazione non contemplata, quasi fuori luogo: non ci si ferma per scrupoli da ragazzina di questo tipo, si molla la presa solo a un segnale proveniente dal proprio interno, che suona quando la rabbia è stata finalmente placata. 
Mentre lo sciocco straniero continua a dimenarsi con le gambe del tavolino in mano, da un angolo buio del marciapiedi partono una dozzina di ragazzini thailandesi. Brandendo spranghe, cinghie e bottiglie spingono lo straniero in un angolo, lo mettono giù a calci e poi continuano a picchiare per tanto, troppo tempo, fino a quando non lui ma loro ne hanno abbastanza. Poi tornano all'accampamento, camminando tranquilli, sorridendo, scambiandosi sciocche battute da bulletti, senza traccia di ripensamenti o preoccupazione per la sorte di quello che hanno utilizzato come sacco da boxe e che, per quanto ne sanno, potrebbe anche essere morto. A questo punto potrebbe toccare a qualcuno del posto vergognarsi di essere thailandese: il mondo è pieno di imbecilli, se si è proni all'umano ma delicato processo di immedesimazione il momento dell'imbarazzo arriva per tutti.
Ti viene da pensare che, per quanto lui se la sia cercata, ora sono loro a meritare una lezione, e sogni che arrivi un altro gruppo, più numeroso e armato meglio, a togliere dalle loro facce quelle odiose espressioni compiaciute. Ma poi ci ripensi: che fesseria, non sarebbe più finita. Meglio mandarli affanculo in silenzio e chiamare l'ambulanza.
Quello che succede ora però è interessante: un altro turista e una ragazza thailandese accudiscono lo straniero, lo fanno sedere, cercano di fermare il sangue, fino a quando arrivano gli infermieri che lo disinfettano e lo bendano. Queste due persone hanno dato a tutti, thailandesi e non, l'occasione per smettere di vergognarsi delle proprie origini. Giunge il momento per il ferito di salire in ambulanza e recarsi in ospedale (credo anche per pagare il conto), ma lui non ci pensa nemmeno, sorride sprezzante, si toglie le bende come Lawrence d'Arabia che si srotola il turbante, ringrazia sbrigativamente, saluta gli infermieri increduli e si avvia, sorprendentemente vigoroso, verso nuove, stupefacenti, ingegnosissime idiozie.

martedì 20 settembre 2011

Dagli alcolizzati/2 - Bangkok, Thailandia

Foto di Adam Foster (CC)
L'intera serie "Dagli alcolizzati" è dedicata a Jack London, autore di "Memorie di un bevitore" (Titolo originale: "John Barleycorn").

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Le scene che seguono sono state osservate in date diverse e sono qui riportate in sequenza casuale.

C'è un gruppo di spagnoli seduti attorno a un tavolo, non sembrano alcolizzati ma si sono conformati all'atmosfera del posto ordinando birre a ripetizione nel primo pomeriggio. Apparentemente si sono conosciuti qui e decidono di fare una foto ricordo. Si rivolgono alla donna costantemente sbronza per lo scatto. Purtroppo sarà una brutta sorpresa, per loro si intende, non per me o per chiunque altro sia già stato qui. Lei afferra la macchina, e questa per gli spagnoli sarà l'ultima notizia positiva. La osserva come se fosse il frammento pulsante di un misterioso asteroide. Un velo grigio, un'espressione confusa cala sui volti degli spagnoli, che cercano di dissipare l'imbarazzo offrendole dei consigli random. "Quel bottone lì!" "Questa angolazione qui!" "Con questo sfondo!" Lei finalmente esce dal suo stato di trance e si decide a provarci. Dopo vari tentativi falliti tra manovre goffe e barcollamenti è pronta a scattare. Come al solito sta piovendo e l'ombrellone che ripara il tavolo degli spagnoli ha un foro da cui cade un cilindro d'acqua spesso e continuo, giusto davanti all'inquadratura. Lei non lo vede, così come non vede tutti gli altri dettagli non inclusi nella scenografia del film che va in onda nella sua mente. Gli spagnoli si sbracciano, le fanno cenno di spostarsi un po', indicano l'acqua. Lei fraintende, crede ci sia qualcosa che non va con la macchina e la osserva rigirandosela tra le mani, come se non si ricordasse più come diavolo sia finita lì, buttando all'aria tutto il lavoro fatto fino a quel momento. Fortunatamente arriva un suo collega sobrio - beh, quasi - le toglie la macchina dalle mani e nel giro di trenta secondi la foto è fatta. Il lato positivo di questo stato di sbronza permanente è che risparmia al soggetto umiliazioni e risentimenti: quando il flash si accende l'alcolizzata si è infatti già accoccolata sulla sua seggiolina, dimentica di tutto.

Lo stesso tavolo a cui stavano seduti gli spagnoli di solito funge da punto di ritrovo per i più pittoreschi clienti del bar: un'accozzaglia di ubriaconi occidentali che non avrebbe per niente sfigurato in uno dei più sordidi saloon del vecchio west. Nel primo pomeriggio il tavolo è già colmo di bottiglie vuote di whisky e birra e verso sera vengono messi in scena gli spettacoli più patetici e indimenticabili.
Uno di loro è S., un nord europeo che bazzica da queste parti da una decina d'anni. S. è appena tornato a Bangkok, portando con sé un sacco pieno di vestiti e altri regali. Lo accolgono tutti con risatine, urletti e saluti. La versione sincera e disinteressata dell'entusiasmo locale (ce ne sono anche altre di più o meno subdole). Lui ricambia con dei fantastici sorrisi totalmente privi di dentatura anteriore. Quando ha finito di distribuire i suoi doni si siede e ordina una Schweppes. Una Schweppes! Questa è una novità sorprendente per chi ha osservato certe sue prestazioni con bottiglia e bicchiere, di cui avremo sicuramente modo di parlare in seguito. Probabilmente è appena sbarcato dall'aereo e non si sente troppo bene, non trovo altre spiegazioni per un comportamento così insolito.

Uno straniero con un tatuaggio grande come tutta la schiena si alza dal tavolo, solo con il corpo però, l'anima infatti non sembra volerlo seguire. Sta fermo sul posto, in piedi, barcolla, quindi afferra lo schienale della sedia di plastica che si piega pericolosamente sotto il suo peso. Poi si appoggia al corpo di un amico, un po' meno ubriaco di lui. Ci sta aggrappato per qualche minuto, apparentemente privo di sensi, quindi si riprende, lo abbraccia con slancio e finalmente lo bacia. Se ne vanno collegati come fratelli siamesi (nel senso medico-scientifico del termine, non di "thailandesi", cioè di qui).

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martedì 13 settembre 2011

Semovente - Bangkok, Thailandia

Stai camminando di fianco a una struttura strana, dai un'occhiata di sfuggita: sembra la solita bancarella ambulante thailandese. Questa vende etichette, stendardi e gagliardetti. Squadre di calcio, paesi, musicisti, eroi, monarchi, donne nude, monaci e guru. Di solito per la notte queste strutture artigianali munite di ruote vengono "impacchettate", chiuse e portate via al traino di un motorino, o spinte a mano in un garage nelle vicinanze. A volte vengono anche sistemate in un angolo all'aperto, protette da un groviglio di catene e lucchetti. 
Te ne stai per andare quando la bancarella, all'improvviso...si muove, apparentemente da sé. Osservi meglio e all'interno noti la presenza di un motorino. L'intero negozietto è costruito attorno al mezzo. Il negoziante-conducente è immerso nell'oscurità di un corridoio angusto, senza alcuna visibilità laterale, con un unico pertugio di pochi centimetri quadrati davanti a sé, lontano almeno 2 metri. Si ferma dopo un incrocio, alcuni clienti comprano qualcosa, poi riaccende il motorino e si lancia verso nuovi orizzonti commerciali. Alla domanda "ma quando guida ci vede bene?" risponde "benissimo!"
Speriamo che sappia di cosa sta parlando.

La bancarella vista da dietro

Clienti alla bancarella

domenica 11 settembre 2011

Segnali buffi/2

Spesso mi imbatto in segnali, cartelloni, scritte o etichette divertenti. Quando capita mi assicuro sempre di non andarmene senza una foto. Le propongo a rate anche qui.

Fabio Capello (sull'insegna) o Fabio Copello (sulla saracinesca)? Confusi...ma poi perché scegliere Capello e non Gucci o Ferragamo per un negozio che vende scarpe? (Istanbul, Turchia)

Ho sempre sospettato che gli operatori della moda non fossero tutti dei gran poeti. Ecco la conferma, cliccare sulla foto per ingrandirla. (Bangkok, Thailandia)

"The refined vision of entertainment civilization"...pensa un po', e io che credevo fosse un semplice cinema!

La rinomata agenzia immobiliare "Rapina": il posto giusto per l'investimento della vita! (Vientiane, Laos)

Nello spogliatoio maschile di questa palestra si ricorda alla gentile clientela che le docce sono per l'esclusivo utilizzo individuale. Insomma: una persona alla volta!
E non vi illudete, chi opta per l'utilizzo di gruppo non lo fa perché le altre sono tutte occupate. (Bangkok, Thailandia)

A Singapore le autorità hanno deciso di demolire gran parte degli edifici antichi ma almeno hanno conservato qualche vecchio segnale stradale. Questo ricorda che è vietato l'accesso al ponte con bovini e cavalli...i numerosi capi di bestiame che ancora scorrazzano a Singapore sono così costretti ad attraversare a nuoto.

Ai giardini botanici si fa notare che durante i lavori di restauro "verranno installati nuovi entusiasmanti paesaggi". Ma che sono? (Singapore)

All'interno di questo taxi sono severamente vietati il fumo, gli alcolici, i durian, le armi, il sesso, i cani e i bufali d'acqua. (Etichetta appiccicata al finestrino di un taxi a Bangkok, Thailandia).

Cliccare sull'immagine per ingrandirla. Importiamo dalla Germania, punti di sospensione...punto esclamativo! Un esempio di punteggiatura creativa. (Vientiane, Laos)

Lavori in corso. Il messaggio di scuse per il disturbo causato non è affidato a un funzionario o a un ingegnere, e nemmeno a un geometra, ma a quell'operaio che si inchina ossequioso, probabilmente un immigrato puzzolente, anche se non ne siamo sicuri perché dal cartello questo non si evince. In ogni caso è tutta colpa sua...bastardo! (Singapore)

Potete trovare gli altri segnali buffi qui

mercoledì 7 settembre 2011

Dagli alcolizzati - Bangkok, Thailandia

L'intera serie "Dagli alcolizzati" è dedicata a Jack London, autore di "Memorie di un bevitore" (Titolo originale: "John Barleycorn").

C'è un localino a Bangkok, un po' ristorante e un po' bar. La cucina è aperta fino alle quattro di pomeriggio, dopodiché, fino a mezzanotte, si serve solo da bere. I tavoli sono quasi tutti disposti all'aperto, all'ombra degli alberi e di qualche ombrellone bucato. E' una di quelle tipiche attività thailandesi a gestione familiare, con due o tre persone che danno una mano. Un posto come molti altri nel Sudest asiatico, con le sedie di plastica ondeggianti, i tavolini traballanti, i menu in inglese con le foto buffe e gli errori di ortografia, il pavimento sconnesso e la fauna sgradita. Un posto ordinario, penserete voi. Beh, ordinario solo in apparenza.
Parte del personale lavora solo per il ristorante, altri invece continuano fino alla chiusura. Osservando con attenzione si potrà notare che, così come molti dei clienti fissi, anche chi si occupa della sezione-bar ha degli evidenti problemi di alcolismo. Alcuni di giorno sono sobri, ma in preda ai postumi della sbronza della sera prima. Altri invece passano da una ciucca alla successiva senza pausa, come una canzone in modalità repeat che ricomincia all'infinito. C'è una ragazza mingherlina con la faccia deturpata dalle occhiaie, una signora che striscia i piedi mentre si muove tra i tavoli, il gruppetto di clienti regular, tavolo costantemente prenotato, che bevono il primo bicchiere ben prima di mezzogiorno e continuano fino a notte, ma il caso più sconcertante è una donna sui quarantacinque anni che come molte asiatiche da lontano potrebbe sembrare una ragazzina. Di solito a mezzogiorno ha già fatto il pieno. Se ne sta seduta all'ombra, tra il frigo delle bibite e il banchetto delle bevande calde. Ogni tanto si alza per svolgere le sue mansioni, che ovviamente non includono le ordinazioni e il maneggio delle portate. Lancia i menu sui tavoli dei nuovi arrivati, raccoglie i piatti sporchi in una cesta di plastica, che preleva e risistema ai piedi di un alberello. Quando la cesta è colma la porta in cucina. Ogni tanto prende una scopa e spazza il pavimento, senza usare la paletta ma scagliando semplicemente la spazzatura sulla strada. Quando pulisce tra i tavoli, non riuscendo a controllare con precisione i movimenti della ramazza, fa il solletico ai piedi dei clienti, quasi tutti infilati in un paio di ciabatte.
Una volta mentre pranzavo si è scatenato un temporale monsonico. Alla mia destra sedeva una coppietta di fidanzatini coreani sotto un ombrellone che grondava acqua. Ho estratto il cellulare e mi sono preparato a scattare una foto, ma proprio quando ero riuscito a trovare l'angolazione giusta, che abbracciava la coppia, l'orlo dell'ombrellone e un settore di cielo plumbeo, qualcuno mi ha dato due colpetti sulla spalla. Mi sono girato perdendo la posizione e mi sono ritrovato a tu per tu con l'ubriacona che mi sorrideva - mettendo in mostra un paio di gengive sdentate che non avevo mai notato e che avrei continuato volentieri a non notare - e a gesti mi chiedeva di non perdere tempo con coreani, monsoni e paesaggio ma di scattare piuttosto una foto a lei. Sorrideva civettuola, cambiava posa inclinando la testa, stringendo le spalle e spingendo in fuori il petto piallato (sbandando a ogni movimento a causa della sbornia) e indicava il proprio volto affinché non mi sbagliassi, o forse affinché non si sbagliasse lei. Ho riso per non mandarla affanculo, anzi con una risata che l'ha proprio mandata a fare in culo, e mi sono girato di nuovo verso il mio soggetto ma, come spesso succede in questi casi, la magia del momento era già sfumata. Quando stavo quindi per sussurrare un vaffanculo vero e proprio mi sono bloccato, pentito della mia antipatica irritazione, e mentre mi accingevo a farle finalmente quel piacere che non mi costava nulla lei si era già dimenticata tutto, com'è tipico degli alcolizzati, si era andata a sedere nell'angoletto al fresco ed era sprofondata nel suo languore narcolettico. Meglio così: visto come ondula ogni volta che sta in piedi la foto sarebbe comunque venuta mossa. E poi certe scene patetiche è meglio non immortalarle.

Continua...

martedì 6 settembre 2011

SIM card thailandesi

Foto di ucumari (CC)
Una volta ogni tanto il blog di uno che vive all'estero, oltre a storie bizzarre e masturbazioni mentali, dovrebbe anche fornire qualche suggerimento utile a chi si appresta a visitare gli stessi posti. Eccomi qua.
Consiglio per il turista che arriva in Thailandia: a meno che non ne abbiate assolutamente bisogno, lasciate perdere il roaming con la vostra SIM, entrate nel primo 7/eleven che trovate, compratene una thailandese e date il nuovo numero ai vostri cari. Come gestore io uso DTAC, ma anche True e AIS-1-2-call offrono tariffe e servizi simili.
Vabbè, che consiglio sarebbe, ci arrivavo anche da solo, direte voi. Infatti non ho finito. Chiamando il call center al numero che troverete nella vostra rubrica dopo l'attivazione potete anche acquistare pacchetti SMS o internet a prezzi stracciati. Gli SMS a prezzo ridotto si possono mandare solo ad altri numeri thailandesi, ma se viaggiate in gruppo o avete conosciuto qualche thailandese o altri turisti questo si rivelerà comunque un acquisto azzeccato, soprattutto considerati i costi.
I prezzi delle SIM card e le tariffe per le chiamate variano a seconda delle promozioni del momento: attualmente ad esempio DTAC ne offre una che costa solo 49 baht. Un'altra da 199 baht invece offre tariffe più convenienti nonché un credito iniziale maggiore (al cambio attuale 1 euro vale circa 42 baht).
Per quanto riguarda i pacchetti SMS io con DTAC ne compro uno da 100 SMS per 60 baht, 60 centesimi a messaggio. Normalmente, senza promozione, un SMS verso un numero thailandese costa 3 baht: un risparmio notevole quindi. Quelli verso l'estero invece costano sempre 9 baht.
Anche le tariffe per le chiamate internazionali (IDD) variano a seconda del gestore e della promozione.
Parlando di pacchetti internet invece, io di solito ne acquisto uno da 70 ore per poco più di 200 baht. Ce ne sono anche di durata più breve o mensili ad accesso illimitato. Potete utilizzarli con uno smart-phone o con un laptop collegato al telefono via cavo USB o bluetooth. Ci sono ovviamente anche promozioni specifiche per Blackberry, iPhone, iPad, ecc. Per quelle però è meglio recarsi direttamente ai punti vendita dei gestori. Se ne trovano in quasi tutti i grossi centri commerciali (a Bangkok Siam Paragon, MBK e Central World, ad esempio).

giovedì 1 settembre 2011

Pensieri a raffica/15

Foto di gwilmore (CC)
-  Proporzionalità inversa: se la percezione di una vita vissuta bene è alta, la preoccupazione di quando e come si morirà sarà bassa.

- Cucina orientale: se trovi lo zenzero immangiabile sarà così per sempre. Ma se insisti col coriandolo prima o poi ti piacerà.

- Auto-illusione: è bello crogiolarsi nella convinzione che se dopo alcuni mesi di esercizio un po' di pancia continua a sporgersi da sopra la cintura è perché dei possenti addominali la spingono da sotto.

- Solo una situazione finanziaria può turbare più della povertà: la ricchezza ostentata.

- Il fascismo oggigiorno ha perso gran parte della sua originale connotazione partitica, riducendosi al rango di semplice atteggiamento, politicamente trasversale: un misto di prepotenza, vigliaccheria e qualche altro ingrediente più o meno sgradevole.

- Incoerenza: quel tipo di donna che ti guarda come se avessi tentato di stuprarla solo perché le hai sorriso e due secondi dopo fissa con gli occhi di Cenerentola uno scimmione che le sta strizzando le tette.

- Non sono mai stato comunista, tuttavia c'è  un bel po' di gente ricca che non mi piace per niente.

- Ci vuole così poco per raggiungere il successo. Ma attenzione, questo non significa che sia facile! Se uno ha qualcosa in più di quel poco che serve allora il tutto diventa piuttosto complicato.

- Se sei sopraffatto da rabbia, frustrazione, irritazione, invidia o gelosia, prima che sia troppo tardi sfogale con una penna e un pezzo di carta.

- Quante battaglie si possono perdere prima che l'intera guerra sia compromessa?

Potete leggere gli altri pensieri qui