Motorini a Saigon |
Il pedone che si immerge in un tipico flusso continuo di motorini a Saigon deve muoversi in maniera decisa, inserendosi al meglio tra la scia di chi è appena passato e la traiettoria di chi sta arrivando, guardando l'avversario dritto negli occhi. I motociclisti devono infatti capire al volo le intenzioni di chi attraversa. Ogni avanzata va eseguita lestamente ma senza scatti improvvisi, che confonderebbero inevitabilmente chi invece deve poter decidere senza esitazione se passarci davanti o dietro.
Ma i pedoni in fin dei conti sono soltanto una parte del problema: la serie ininterrotta di zig-zag, frenate brusche e spostamenti laterali improvvisi rendono molto probabili gli impatti tra le stesse moto.
La prima sera a Saigon, dopo dieci anni dall'ultima visita, durante la camminata esplorativa che utilizzo sempre per prendere confidenza con una città, quando ho già assistito al solito patetico battibecco con insulti e schiaffi a vuoto tra un turista anglofono e un venditore locale di magliette false mi imbatto finalmente nella scena che dal primo passo fuori dall'aeroporto uno continua a chiedersi come mai non gli sia ancora capitato di osservare. Ci sono due motorini rovesciati al centro della carreggiata mentre un crocchio di persone circonda un povero cristo che sta seduto sull'asfalto reggendosi la testa. Tra le gambe una pozzanghera di sangue. Per fortuna si capisce subito che si tratta soltanto di un'escoriazione tra sopracciglio e tempia, niente di grave. Gli astanti si danno da fare con gesti di solidarietà tanto pronti quanto sensati. Evidentemente qui tutti sono abituati a questo genere di interventi. Senza panico e confusione, seguendo una sequenza sorprendentemente appropriata individui diversi portano allo sventurato delle salviette, acqua e infine dei cerotti. Il poveretto cambia gradualmente umore: da spaesato e disperato diventa lucido e calmo. Quando qualcuno azzarda una battuta si mette persino a ridere con gli altri. Il tizio che lo ha messo a terra gli offre una sigaretta: lui la accetta e la risata collettiva che ne segue segna il finale del piccolo dramma. Il ferito si rialza, mette in moto e se ne va mentre tutti ancora sorridono: nessuno si è lamentato, ha accertato i danni o cercato un risarcimento.
Un dramma minore tipico del posto, che il traffico di Saigon - come i vecchi AK che giacciono arrugginiti e impolverati nei musei della guerra contro gli americani - spara a ripetizione ogni giorno sui suoi abitanti.
Un paio di video che ho registrato a Saigon.
1. Traffico caotico a un incrocio
2. Traffico pesante al crepuscolo
Ciao Fabio
RispondiEliminaSai che Milano al confronto sembra un paradiso?
Ciao Maria Cristina,
RispondiEliminaMilano la conosco, ti assicuro che confrontata con Saigon la si può tranquillamente definire una enorme zona pedonale...