Alcuni mesi fa ho scritto un pezzo intitolato Resta fuori dalla gabbia. L'avete letto? Complimenti! Siete una delle quattro persone sulla terra che l'ha fatto. Non l'avete letto? Ovviamente la cosa non mi sorprende. Se vi interessasse comunque siete ancora in tempo per unirvi allo sparuto gruppo, basta cliccare qui. E' molto breve e l'avevo scritto quasi come fosse una poesia, o forse una filastrocca. Non è il mio campo, ma mi ci sono divertito. Ora però vorrei approfondire l'argomento, in maniera più prosaica.
Cos'è la gabbia? Vediamo. Credo sia una struttura culturale, tradizionale, materiale, di costumi e punti di vista in cui normalmente veniamo cresciuti. Quando diventiamo adulti i suoi elementi sono ormai incastonati nella nostra mente e, come se ce ne fossero state somministrate dosi sempre crescenti, ne siamo diventati dipendenti.
Ho alcuni amici che vivono in quella gabbia. Buoni amici, bravi ragazzi, e ciò significa che la linea di demarcazione non è tracciata tra il bene e il male, è soltanto la porta di quella gabbia, un diaframma, un cancello tra l'interno e l'esterno. La gabbia e la giungla, appunto.
Loro non ne usciranno. Hanno paura della giungla. Ciò non significa che amino la gabbia, anzi ne odiano alcuni tratti, ma non possono vivere senza quegli aspetti che provocano assuefazione. Continuano a fare domande sulla vita all'esterno, vorrebbero dare un'occhiata alla vegetazione rigogliosa, la fauna variopinta. Ammirano quelli che hanno avuto il coraggio di uscire (senza accorgersi che non c'è proprio nulla da ammirare, né alcuna sorta di coraggio). Sono incuriositi, ma vorranno sempre sapere come ci si guadagna da vivere lì fuori, come fare per assicurarsi un reddito fisso, sicurezza, un futuro garantito. Vogliono costruirsi un'immagine della giungla basata sul paradigma della gabbia. E questo è un paradosso. Guadagnarsi da vivere...selvaggina e frutta? Un reddito fisso...un posto a tempo indeterminato nel settore della caccia? Sicurezza nella giungla? Ma dai! Ci sono belve, serpenti, ragni da questa parte del cancello. E' come se noi, parlando della gabbia, ponessimo domande sulla libertà, l'autonomia, il tempo libero, l'indipendenza. Non le faremo, ovviamente, ed ecco perché loro a loro volta non dovrebbero porre quei quesiti. Non perché siano dei tabù o perché non vogliamo rispondere. Siamo abituati a essere curiosi, a mettere in discussione qualunque cosa, perché dovrebbe darci fastidio rispondere alle loro domande? Il fatto è che non ci sono risposte, si tratta semplicemente di domande mal poste. E' come chiedere se bisogna usare il diesel o la benzina per guidare una mela cotogna. O quanto spesso va annaffiato il capitolo di un manuale di filosofia. O se è più appropriato l'utilizzo del sale o della salsa di soia per imparare a suonare la chitarra.
Personalmente sono uscito da quella gabbia perché non davo l'importanza che danno loro al salario fisso, alla sicurezza del lavoro e alla pensione. Perché ero pronto a rinunciare (almeno temporaneamente) a quei benefit per ottenere la libertà immediata, l'indipendenza, la possibilità di gestire il mio tempo. Perché non sono mai stato molto bravo a concentrarmi sul futuro, a pianificare la mia vita con anticipo. Anzi, devo ammettere che in quel campo sono proprio una frana. Ciò che riesco a vedere con chiarezza è il presente. Il passato è un'immagine ingiallita, addolcita, un po' malinconica e leggermente sfocata. Il futuro è una foto molto, molto mossa.
Forse alla fine si tratta proprio di questo: la gabbia è il domani, mentre la giungla è l'oggi, ed è proprio lì che io vivo. Forse sarò qui anche domani, lo spero, ma si tratterà semplicemente di un altro oggi. Alla fine le situazioni con cui abbiamo a che fare sono sempre le stesse, possiamo solo affrontarle da angolazioni diverse. La gabbia è quel posto dove tutto ciò che si fa oggi lo si fa preoccupandosi del domani. Nella giungla invece ti occupi dell'oggi. Ogni giorno, anche domani. Foto di una foglia-lenzuolo, Luang Prabang, Laos
6 commenti:
Ciao Fabio, condivido la tua riflessione. I miei amici mi vedono come un "animale" strano. Domandano: "Ma dove trovi i soldi per i tuoi viaggi? ma come fai a lasciare il lavoro e la tua famiglia?".
Io rispondo che se tu vuoi andare da qualche parte semplicemente ci vai. E' difficile adattarsi in paesi lontani ma è difficile farlo anche nel proprio.
La tua metafora della gabbia ricorda molto una teoria zen, quella dell'oca nella bottiglia che ti riporto (con un, ahimé, volgare copia e incolla).
Uno dei koan più famosi in assoluto è quello dell’oca che, ancora uovo, viene sistemata in una bottiglia: l’uovo si rompe, l’oca cresce e il quesito posto dal koan è il seguente: “Come si fa a far uscire l’oca dalla bottiglia, senza rompere la bottiglia e senza uccidere l’oca?”.
Si potrebbe disquisire sul fatto che tagliando il fondo della bottiglia e poi riattaccandolo la bottiglia non sarebbe stata tecnicamente rotta, ma si tratta di un espediente ridicolo. Cercare di risolvere il koan in questa maniera è solo una perdita di tempo e bisogna muoversi in un’altra direzione.
La risposta più famosa data al koan dell’oca scardina completamente il senso logico della domanda ed è: “l'oca è fuori”.
Per anni il monaco Zen si è chiesto come far uscire l’oca dalla bottiglia e la risposta è che l’oca era già fuori.
Se prova a rispondere al koan, concentrandosi sulla sua soluzione, la sua mente razionale non arriverà mai a una risposta soddisfacente e il koan diventerà la sua occupazione principale, la sua si farà ricerca ostinata, e la ricerca della soluzione si trasformerà per lui in una vera e propria fissazione.
La risposta “L’oca è fuori” non è semplicemente un non-sense: servirà a liberare l’uomo dalla sua fissazione e fargli intuire la vera essenza della realtà.
Interessante quella parabola Zen.
La risposta che dai ai tuoi amici assomiglia a quella che lessi su un libro, il cui protagonista spesso mollava tutto e partiva per un lungo viaggio. Cosa serve per farlo? La gente crede sia un problema complicatissimo, invece è incredibilmente semplice: basta un passaporto, un visto e un biglietto aereo!
Ciao Viaggiatore,
la gabbia non esiste!
L'unica vera gabbia e' il tempo finito.
Noi scegliamo solo come e soprattutto con chi usarlo ...
Usarlo bene o male e' molto soggettivo.
Il Bene e il Male sono comunque ovunque nel mondo, l'importante e' cercare di vivere piu' il Bene
Ciao
Luca
Ciao Luca, benvenuto!
Non vorrei tu pensassi che io ho preso te o chiunque altro per una scimmia!
Ammetto che gabbia, pur rendendo l'idea, possa anche apparire un tantino eccessiva come immagine. Pero' secondo me una struttura che ti da' sicurezza ma che al tempo stesso ti impone anche tanti vincoli esiste. Poi ci si puo' anche stare benissimo la' dentro. Io ci soffrivo un po':)
E ovviamente come avrai letto nel post anch'io, come te, penso che la divisione non sia assolutamente tra bene e male.
Un abbraccio,
Fabio
Scimmia???... Dai non ci pensare nemmeno.
Non saprei fortunatamente immaginare una vita piu' felice per me di quella che sto vivendo.
Uh adesso che ci penso ho finito le banane .. Domani vado a fare la spesa ;-)
A presto
Luca
Ahh quando uno sta bene...non si cambia!
Come dicono gli inglesi: if it's not broken...don't fix it!
Ciao
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