Alloggio in un albergo fighetto, che ovviamente non pago io. Non è certo un hotel di lusso ma è buono abbastanza per farmi sentire uno scroccone. Anche un po' fuori posto alle volte, come se fossi l'oggetto di uno scambio di nomi. Accadeva soprattutto all'inizio in realtà, perché purtroppo agli standard superiori ci si abitua in fretta e certi privilegi si comincia a darli presto per scontati. Fa niente, non c'è rischio di danni permanenti: fra pochi giorni la pacchia finisce, si salta giù dal comodo materasso coperto con lenzuola vellutate e cuscini soffici e si torna a masticare la polvere, quella sollevata dalle suolacce che pestano il duro manto stradale. Beh, insomma, si fa per dire, tanto per darci un paio di pennellate di vivido melodramma.
Uno dei vizi a cui mi sono assuefatto è quello del giornale fatto scivolare ogni mattina sotto la porta da un gentilissimo sconosciuto. Lo trovo già lì quando con due fessurine intagliate sugli occhi di talpa mi sollevo sul culmine della notte e striscio verso bagno per urinare le tazze di te bollente aspirate rumorosamente prima di addormentarmi, mentre guardo i film o i telefilm con cui di solito prendo a mazzate la superficie gibbosa di una lieve insonnia.
Uno dei vizi a cui mi sono assuefatto è quello del giornale fatto scivolare ogni mattina sotto la porta da un gentilissimo sconosciuto. Lo trovo già lì quando con due fessurine intagliate sugli occhi di talpa mi sollevo sul culmine della notte e striscio verso bagno per urinare le tazze di te bollente aspirate rumorosamente prima di addormentarmi, mentre guardo i film o i telefilm con cui di solito prendo a mazzate la superficie gibbosa di una lieve insonnia.
Ricordo che una mattina ho pensato di aver preso in mano la copia del giorno prima. Non è possibile - mi dicevo - che una notizia del genere stia in prima pagina per due giorni di fila! A dire il vero già la prima volta avevo pensato che non dovesse essere lì. E invece, da ormai più di una settimana, il New Straits Times apre ogni giorno con degli aggiornamenti sullo stesso argomento: le nuove regole imposte dal governo indonesiano ai datori di lavoro malesiani per l'assunzione delle numerose donne di servizio che emigrano da quel paese.
"Il numero di assunzioni è destinato a decrescere fino a diventare nullo nell'anno..."
"Regole severissime per il controllo degli abusi e degli stipendi minimi!"
"Le lavoratrici dovranno percepire un minimo di RM 700 mensili per lo svolgimento di UNA SOLTANTO delle quattro mansioni per cui sono state formate."
"Il memorandum sottoscritto dai due governi entrerà in vigore dal..."
E giù con i commenti dei giornalisti malesiani preoccupati per le conseguenze del provvedimento, le interviste ai cittadini in preda al panico. Le madri allucinate, i padri atterriti, i figli affranti. Un paese sull'orlo di una crisi collettiva. Motivo: l'imminente estinzione delle inservienti indonesiane, una specie di animali domestici a cui tutti si sono affezionati perdutamente. Surreale.
Un argomento che in altri paesi interesserebbe a una sparuta minoranza dei lettori.
Attenzione, non stiamo parlando di badanti per disabili o anziani, professionisti che offrono servizi spesso necessari anche da noi, ma di lavoratrici che svolgono ordinarie faccende domestiche. Insomma, quelle che da noi fino a qualche anno fa venivano volgarmente chiamate serve. Le bonazze sempliciotte con l'accento veneto (sono veneto, posso permettermi il commento razzista) delle commedie cinematografiche ambientate nella Roma degli anni '60. Privilegi per famiglie nobili o di magnati dell'industria.
Né io né la maggior parte delle persone che conosco, se non in casi speciali, ha avuto in famiglia una domestica. A casa mia chi ne svolgeva le mansioni era quasi sempre mia madre, quella santa donna. E per gran parte del tempo aveva anche un lavoro.Considerando il peso che viene dato alla polemica e le reazioni scomposte dell'opinione pubblica viene da pensare che tutte le famiglie malesiane assumano una domestica. Non solo. Tenendo conto del livello medio dei salari, dei prezzi e del grado di tutela dei diritti dei lavoratori nel paese sorge il sospetto che forse le preoccupazioni del governo indonesiano siano ben fondate!
Il governo di Giacarta si diverte giocando al gatto e topo con quello malesiano. Con quest'ultimo che dopo aver forse sottovalutato la faccenda in fase di trattativa (sembra infatti esserci un memorandum firmato da entrambe le parti), sotto lo sguardo preoccupato dell'opinione pubblica è costretto a cascarci facendoci un po' la figura del fesso.
Per ora infatti sono gli altri ad avere il coltello - o più precisamente lo scopettino - dalla parte del manico.
Nella foto, Vittorio Gassman e Carla Gravina ne "I soliti ignoti"di Mario Monicelli
Il governo di Giacarta si diverte giocando al gatto e topo con quello malesiano. Con quest'ultimo che dopo aver forse sottovalutato la faccenda in fase di trattativa (sembra infatti esserci un memorandum firmato da entrambe le parti), sotto lo sguardo preoccupato dell'opinione pubblica è costretto a cascarci facendoci un po' la figura del fesso.
Per ora infatti sono gli altri ad avere il coltello - o più precisamente lo scopettino - dalla parte del manico.
Nella foto, Vittorio Gassman e Carla Gravina ne "I soliti ignoti"di Mario Monicelli
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