"Sono dei disperati, vivono di espedienti. Se ne stanno a bighellonare nei pressi della statua dei delfini e spesso litigano per un baht..." (1 baht è pari a 1/40 di euro al cambio attuale, ovvero 2,5 centesimi, N.d.F.)
Comincia così il racconto di Q. Non perché questa sia la prima cosa che mi ha detto ma in quanto è la definizione più precisa e lapidaria che è riuscito a darmi di quei farabutti. Poche parole chiave dalle implicazioni pesanti: disperati, espedienti, bighellonare, litigano, un baht.
Tra il mare in piena di difetti in cui da anni mi dimeno uno dei pochi pregi su cui so di poter contare è quello di riuscire a infondere fiducia in chi ha una storia da raccontare. Sarà che non ho mai sputtanato nessuno e chi mi sta davanti sente che non ho intenzione di utilizzare le sue parole contro di lui: sono vibrazioni che lo raggiungono al cuore, al cervello, all'anima - o qualunque altro elemento ove si annidino i sensori di questo tipo di onde - e lo rassicurano. Perché Q ha un intero sacco di letame da vuotare: se lo porta in groppa da tempo ma non vuole rischiare di scaricarlo davanti a qualcuno che lo utilizzerà per ricoprirlo di escrementi. Io ho solo intenzione di dargli un'occhiatina, magari un'annusatina per potervene poi parlare, ma di maneggiarlo e scagliarglielo in faccia non ne ho proprio voglia. E' per questo che Q per tutta la storia rimarrà solo e semplicemente Q. Che non è l'iniziale del suo nome ma quella di qualunque, uno qualunque. E vedrò bene di non svelare alcuna informazione che potrebbe contribuire a identificarlo, anche se di dettagli su di sé e sul suo passato me ne ha forniti molti, alcuni anche molto scabrosi. Questo post serve soltanto a raccontare una (brutta) serie di storie che in cinque o sei anni sono capitate non solo e non tutte a Q ma anche ad altri italiani che ha conosciuto, e chissà a quanta altra gente. E magari anche a mettere in guardia chi rischierebbe di cadere negli stessi tranelli in cui è caduto lui. Punto. Veniamo alle storie dunque.
Oltre a bighellonare e litigare per un baht nello spiazzo che circonda la statua dei delfini gli italiani della cricca tengono sempre le orecchie ben aperte. Quando passa di lì qualche connazionale - soprattutto se ha l'aria di essere un po' spaesato, timoroso, ingenuo, frustrato, curioso, ansioso, incline a buttarsi nella mischia ma totalmente privo delle chiavi che servono ad aprire le porte giuste, in particolare la lingua inglese - si affrettano a tessere una tela e ad assicurarsi che la vittima ci si impigli in fretta. La tattica, come tutte quelle più vigliacche del resto, risulta essere di grande efficacia, proprio perché il poveraccio tutto si aspetta tranne che di essere fregato da dei compaesani a diecimila chilometri da casa.
Da esperti predatori cominciano dunque a imbrattarlo di parole che colano saliva fortemente adesiva, arrotolarlo in un bozzolo di storie suggestive, iniettargli narcotizzanti prospettive tentatrici, pungerlo con il timore velenoso di numerose insidie e tamponare le ferite testé prodotte con le garze asettiche delle dritte preziose e il disinfettante indolore dei saggi consigli. A procedura ultimata il pollo è totalmente stordito e pronto per essere elettrizzato, spennato, bruciacchiato e impacchettato in una delle numerose truffe confezionate da questa ditta specializzata in bassezze e codardia.
- Paisà, vuoi scopà? Eccoti qui una ragazza di fiducia. Le abbiamo persino insegnato una serie di utili frasi in italiano. Ovviamente non ti veniamo a dire che dopo il ciao e il bello di rito (tenete a bada l'ego, lo direbbero anche all'uomo tricheco), appena varcata la soglia della stanza d'albergo, col vocabolario a disposizione riusciranno solo a mettere assieme dei meno lusinghieri e molto più contundenti: tu dare me soldi cinquo (ora mi consegni una cifra pari a cinque volte quella pattuita, N.d.F.), tu no dare io bruciare letto, io fa rumore, venire polizia, cellulare amici problema (mannaggia, per quest'ultima non la possiamo certo biasimare: cellulare in effetti inganna, così simile a un verbo all'infinito). E a questo punto il tizio, anche se fosse in grado di parlare l'italiano meglio di lei - impresa ardua per alcuni dei nostri che arrivano qui - non ha certo il tempo di correggerle gli errori e fornirle una panoramica seppur concisa sulle coniugazioni dei verbi, i pronomi, i numeri cardinali. Più semplicemente mette mano al portafoglio e se la leva di torno, senza probabilmente riuscire a sfilarle nemmeno una infradito. Poco importa, la voluttà lussuriosa infatti era sfumata da un pezzo. Pochi minuti più tardi quelli della cricca si staranno sfregando le mani dopo essersi spartiti il bottino con la ragazza.
- A questo comunque è andata anche bene. Perché a volte, e chissà in base a quali requisiti viene scelto il malcapitato, la donna non ha nemmeno bisogno di fare la scenata. Lo porta subito in un 7/eleven, gli fa comprare due caffè e versa in quello del cliente una polverina che lo metterà al tappeto. O più probabilmente al pavimento di linoleum sbrindellato del tugurio che ha scelto come nido d'amore. Purtroppo spesso si tratta di donne con scarse conoscenze in ambito farmacologico e il poveraccio si sveglierà due, persino tre o anche quattro giorni dopo. Sì, avete letto bene, giorni, non ore. Spogliato di tutti gli averi ovviamente, ma a quel punto anche contento per non essersi destato davanti a San Pietro, o a chiunque sia il tizio munito di aureola e preservativi che accoglie all'aldilà i puttanieri raggirati. Ah, ovviamente...pochi minuti più tardi quelli della cricca si staranno sfregando le mani dopo essersi spartiti il bottino con la ragazza. Scommetto che quest'ultima frase vi sembra di averla già letta.
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4 commenti:
Oh la madonna...
Quello di Hong Kong: la seconda parte ne contiene una ancora più grave...viene da sperare che siano tutte fregnacce ma purtroppo tutti gli indizi mi portano a concludere che è tutto tristemente vero...
Ma se di tutto cio siete certi, basta segnalarli alla polizia locale, non tanto perche e vietato rubare ad uno straniero, ma non e permesso ad un altro straniero.
Comunque non c'e che di augurare il peggio a questa cozzaglia di farabutti
Come ho scritto nella puntata numero 4 (http://www.fabiopulito.com/2012/07/italiani-in-thailandia4.html) non ho né le prove ne dati che mi permettono di identificare i colpevoli. Ho raccontato le confessioni di presunte vittime e credo che le storie siano vere perché ci sono troppi indizi, incroci, ecc...ma non ne ho la certezza, nel senso legale/giudiziario.
Per quanto riguarda la polizia, quelli sanno tutto e quello che non sanno non lo vogliono sapere. Se volessero ripulire il lungomare potrebbero farlo in poche ore. Questa purtroppo, ma anche per fortuna, non è la Svizzera...credo che lo sai anche tu.
D'accordo con te...sono dei farabutti...
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