Mi è capitato a volte di incontrare dei figli di stranieri, nati e cresciuti in Italia. Mi fa ancora un effetto strano. Non veniamo dall'America o l'Australia, dove queste situazioni si presentano da decenni. Da noi il fenomeno è ancora piuttosto nuovo. Ascoltare quello che sembrerebbe un indiano parlare con l'accento bolognese o una cinese che apre e chiude le vocali "al contrario", come una perfetta milanese, mi sorprende e affascina ancora parecchio. L'imperturbabilità in questi casi non mi riesce proprio di sfoggiarla.
I segni delle loro origini li portano evidenti sulla pelle, sui lineamenti, i capelli, la statura. Poi però ti spiegano che si sentono italiani, perlomeno in percentuale molto alta. Molti di loro non parlano la lingua dei genitori, si sentono a disagio quando stanno a tavola con i loro parenti lontani, preferiscono una pizza con gli amici italiani.
Eppure sono stranieri a tutti gli effetti. Hanno la cittadinanza dei genitori e vivono in Italia con un permesso di soggiorno. Parlano italiano perfettamente, hanno frequentato la scuola italiana, fin dalle elementari, hanno studiato storia, letteratura ed educazione civica italiana. Qualcuno non ci ha capito un gran che? Certo, così come molti italiani "veri". Beh, tutto ciò non conta nulla. La cittadinanza a loro non gliela danno quasi mai. Le loro domande si perdono tra procedure intricate, cavilli assurdi e strati di polvere depositata su scrivanie di funzionari pubblici recalcitranti. Il passaporto italiano è meglio darlo a un sudamericano o un australiano che vanta un trisavolo del Regno Lombardo-Veneto o di quello delle due Sicilie, magari pure tarocco, che non parla una parola di italiano e non sa nemmeno se l'Italia è una repubblica o un regno. Migliaia di passaporti sono stati distribuiti in quel modo negli ultimi dieci-vent'anni.
Qui non troverete le pagine di un diario di viaggio, né elogi a luoghi fantastici o cronache di memorabili incontri. Questa è una raccolta di storie, pensieri, immagini. Ma soprattutto di stranezze, che per altri magari sono normalità. Perché per osservarle, queste bizzarrie, sono necessari filtri speciali: stramberia, cinismo, pignoleria, testardaggine, isolamento, impudenza, curiosaggine, nerdismo. Difetti che modestamente, in varia misura, questo individuo seminomade possiede un po' tutti.
lunedì 24 settembre 2012
venerdì 21 settembre 2012
L'opera d'arte - Padova, Italia
Spesso in Italia ci lamentiamo delle autorità, della loro incompetenza, disorganizzazione o malafede. E facciamo bene, ovviamente. A volte però qualche dirigente o dipendente pubblico qualcuna la azzecca. Ci pensa quindi il cittadino qualunque a sistemare (cioè rovinare) la faccenda all'italiana.
L'anno scorso, nel centro di Padova, la mia attenzione era stata catturata da alcune affissioni del comune in cui si fornivano informazioni sulla città medievale. Molto interessanti, almeno per chi aveva promosso l'iniziativa e per me, e spero pure per qualche altro cittadino o turista. A un anno di distanza ci sono tornato per rinfrescarmi la memoria. Ricordavo un pannello affisso in via Zabarella, a proposito del macello carrarese, la fraglia dei beccai (corporazione dei macellai), le licenze e le procedure di quel settore nel tredicesimo secolo.
Beh, nella foto potete ammirare cosa vi ho trovato sopra. Un ignoto artista locale ha deciso di impreziosire il pannello con uno dei suoi ormai celebri scarabocchi. Non si legge più nulla, ma ovviamente per ammirare un simile capolavoro saremmo disposti a sacrifici ben più seri.
Calandomi per un minuto nel delicato ruolo di critico d'arte (pur sapendo che non mi compete affatto) mi sorgono un paio di curiosità che vado qui di seguito a elencare:
1) Bimbo bello...ma non potevi imbrattare la parete della tua cameretta? Utilizzando magari una tonalità bruna di quella vernice speciale ottenuta da pigmenti di produzione animale dalle ottime capacità fertilizzanti?
2) Ma poi che significa...come si legge...insomma, CHE CAZZO HAI SCRITTO???
mercoledì 19 settembre 2012
Segnali buffi/6
Spesso mi imbatto in segnali, cartelloni, scritte o etichette
divertenti. Quando capita mi assicuro sempre di non andarmene senza una
foto. Le propongo a rate anche qui.
Noi ti vendiamo le pannocchie arrosto...tu ci ringrazi...ADESSO! (Koh Samui, Thailandia)
Da fuori questo sembrerebbe soltanto un altro di quei go go bar thailandesi, con le ragazze del pole dancing, gli spettacoli erotici, le hostess disponibili, ecc. Poi leggi quell'insegna e ti sorge qualche dubbio...forse è qualcos'altro...una steak house australiana o un ristorante di barbecue coreano...(Pattaya, Thailandia)
Dal
momento che questo è un segnale fisso deve trattarsi per forza di un incidente
permanente. Vale a dire che c'è sempre un incidente più avanti (Pattaya, Thailandia)
Guardali lì, SPORCACCIONI! Anche all'estero vanno a fare queste cose...e lo scrivono persino sulla corriera...SPUDORATI! (Pattaya, Thailandia)
lunedì 17 settembre 2012
Rinnovo passaporto creativo - Bangkok, Thailandia
Ricordi dell'agosto 2006
Ho deciso di sottoporre il passaporto a un'altra di quelle sessioni intensive che gli ho imposto così spesso negli ultimi anni asiatici.
Il piano è questo: da Bangkok a Hong Kong, dove incontrerò Lu e Lo
provenienti da Venezia, poi col ferry a Macao, quindi ritorno assieme a Hong Kong. Ottenere lì il visto per la Cina, passare il
confine via terra e da Shenzhen volare fino al limite occidentale del paese, nello Xinjiang - con capatine a Urumqi, nel deserto, a Turpan e a dei sudici, stupendi mercatini rurali -, fare quindi di nuovo rotta a est sbarcando a Chengdu e da lì calare sullo Yunnan per fermarci a Kunming, dove da sei mesi affitto un
appartamento assieme a dei compagni di studi (lingua cinese presso la
Yunnan Normal University). I miei ospiti torneranno quindi a Hong Kong
da dove si imbarcheranno nel loro volo di ritorno per l'Italia. Io
invece mi ci fermerò un po' per poi puntare di nuovo su Bangkok, da cui
anch'io ho un volo (A/R) per l'Italia. Ogni anno ci torno per un mese a
visitare famiglia, amici e luoghi cari. Infine, una volta lasciata l'Italia, da Bangkok tornerò a Kunming, per restarci qualche mese.
Faccio sempre così: periodi di stazionarietà, a godermi una città o una spiaggia dove mi piace bighellonare o dove ho un contratto di lavoro, poi all'improvviso parto, senza salutare nessuno (spesso perché non c'è nessuno da salutare) e nelle settimane che seguono lascio che dei simpaticoni ai punti di frontiera o nelle ambasciate mi flagellino le pagine del documento di viaggio a colpi di timbro o le ingessino con degli adesivi che sembrano delle marche da bollo giganti. Gli spostamenti diventano ancor più frenetici quando qualcuno viene a trovarmi dall'Italia, come in questo caso. Col tempo e con l'esperienza infatti sono diventato un viaggiatore (o turista?) tendenzialmente lento: se con un posto non c'è intesa parto subito, altrimenti ci passo una settimana almeno, anche soltanto per fare qualche passeggiata e leggermi a rate un libro in un caffè che dopo un paio di giorni mi sembra già il salotto di casa. Ma gli amici o parenti che vengono a trovarmi hanno le ferie di ordinanza da venti giorni e fremono dalla smania di visitare il maggior numero possibile di località. Io per il piacere del viaggiare in compagnia (quella buona, altrimenti gli spostamenti solitari mi vanno benissimo) sono ben lieto di adeguarmi. Come questa volta.
venerdì 14 settembre 2012
Il barbone con la biciclettina - Pattaya, Thailandia
A Pattaya c'è un barbone con una bici scassata da cui penzolano le borse in cui tiene tutti i suoi averi. Nella vita dev'essere abituato a conquistarsi il misero spazio di cui gode a poco a poco, con cautela. Lo vedi da come attraversa la strada proprio adesso, per esempio. Se aspettasse sul ciglio nessuno si fermerebbe, d'altronde se agisse con troppa irruenza verrebbe punito, sgridato, magari investito. E allora avanza a piccoli scatti, fermandosi spesso per assicurarsi che gli automobilisti abbiano preso atto della sua presenza e delle sue intenzioni, mentre le sue labbra sfornano a getto continuo un mantra mesto, giustificatorio e riverente, una prece che gli esce di bocca quasi come se non se ne rendesse conto. Chiede scusa perché attraversa? O perché esiste? Magari ringrazia per non averlo (ancora) investito? A pensarci bene però potrebbe non significare nulla: la mandibola semplicemente carburata dal tic di uno che ha già perso tutti i denti.
Foto di {e u g e n e} (CC)
Foto di {e u g e n e} (CC)
mercoledì 12 settembre 2012
Abilità notevole - Thailandia
Una è l'età, e questo non mi stupisce affatto: dai dieci anni in poi mi sono sviluppato (esteticamente) più lentamente rispetto ai miei coetanei. Alle medie e alle superiori la cosa mi creava dei problemi. Venivo spesso trattato come un bambino delle classi inferiori, specialmente dalle ragazze...e non potevo certo consolarmi con le attenzioni di quelle più giovani: a quell'età una differenza di due anni pesa come un'era geologica. Potevo solo aspettare e sperare, non c'era altra soluzione. L'attesa pagò: dai vent'anni in poi la mia babyface mi è pesata sempre meno. Ora è diventata quasi un motivo di vanto, specialmente quando rivedo amici dei tempi di scuola o università diventati canuti, calvi, rugosi e rigonfi.
L'altra caratteristica che fa strabuzzare gli occhi a molti orientali è la mia nazionalità. Italiano? Davvero? Non l'avrei mai detto! Avrei pensato che tu fossi...e poi partono a elencare una serie incongruente di paesi da cui potrei provenire: Francia, Inghilterra, Svizzera, Belgio, persino l'Olanda! Confusione totale, qualsiasi posto va bene, tranne l'Italia.