Foto del mio amico IZ |
Abbiamo messo giù le valige nell'hotel che abbiamo prenotato online prima di imbarcarci a Bangkok (un'idea di I, che come viaggiatore è un po' meno cialtrone di me). Non siamo contenti: è carissimo, vecchio e pretenzioso, va bene per una notte, ne dobbiamo cercare immediatamente uno per domani. Abbiamo un nome senza indirizzo e un vago punto di riferimento. Informazioni che il tassista ci ha dato mentre ci portava dall'aeroporto all'hotel. Partiamo alla ricerca tra la rete di strade non illuminate di Rangoon.
Camminiamo un po', quando ci siamo persi e non abbiamo più idee cominciamo a chiedere in giro. Ognuno ci dice la sua, tutti vogliono aiutare, ci sorridono, ci chiedono di dove siamo, partono con la solita lista di calciatori italiani, ma sinceramente ne sanno meno di noi. A piedi potremmo metterci tutta la notte. Fermiamo un taxi e gli chiediamo se conosce il posto. Ripete il nome con un'espressione da paziente sedato. Gli diamo il punto di riferimento, ripete anche quello. Alla domanda "Do you know where it is?" risponde "...where it is..." Ringraziamo e passiamo oltre, lui ci osserva andare senza cambiare espressione.
Il tassista successivo ci ascolta attentamente, poi spara un prezzo. Gli facciamo delle domande incrociate per assicurarci che abbia capito e lui cede di schianto. Insiste sul prezzo e quando capisce che non vogliamo salire prova a farci lo sconto. Tra noi e lui c'è un evidente disallineamento di obiettivi. Nessuno però ci tratta male o se ne sbatte. Sono davvero tutti carini e gentili. Ci accerchiano, chiamano rinforzi, si mettono persino a telefonare. Qualcuno prova a distrarci con i soliti nomi dei calciatori. I più gettonati sono Baggio, Totti, Maldini e Balotelli.
Arriva un altro taxi, ripete con sicurezza il nome che gli diamo, fa un cenno con la testa, sembra proprio che sappia cosa sta facendo. Il prezzo sembra onesto, saliamo a bordo. Non ci sembra che la direzione sia giusta ma ci fidiamo, dopo alcuni minuti però notiamo dei dettagli familiari lungo il cammino. Cominciamo a preoccuparci, quindi dopo una svolta a U ci ritroviamo fermi davanti al nostro hotel, quello che intendiamo abbandonare. Lui capisce di aver sbagliato e sorride, annuisce, scuote la testa. Non è possibile irritarsi con uno così. Sorridendo e rassicurandolo proviamo a illuminarlo col nome del vago punto di riferimento: sembra aver capito, ma era già successo prima e la notizia non riesce a infonderci la necessaria fiducia. Ci molla davanti a un altro hotel, non è quello che cerchiamo ma lui continua a comportarsi come un cucciolo che esige coccole: ci arrendiamo e pur essendosi rivelato un disastro non riusciamo a non ringraziarlo sorridendo. Devo persino trattenermi per evitare di carezzargli la testa e lanciargli un bocconcino.
Pur non c'entrando un accidente, questo hotel in effetti non è lontano dal nostro vago punto di riferimento, un grattacielo giapponese. Ci camminiamo attorno senza successo. Chiediamo ad altra gente, si forma un nuovo capannello, tutti sorridono, vogliono sapere di dove siamo, noi insistiamo col nome dell'albergo, ognuno prova a dire la sua, nessuno ci azzecca, i nomi dei calciatori però sono sempre corretti.
Finalmente un tassista giovane e sveglio fa una telefonata e ci dice di aver scoperto dove si annida la stamberga. Sembra davvero sapere il fatto suo ma noi non ci fidiamo fino a che non vediamo l'insegna.
E' quello giusto, ce l'abbiamo fatta. In termini di ricerca è stata piuttosto dura ma il sottoprodotto che ne abbiamo ricavato è di prima qualità. Questo posto si presenta davvero bene...e allora eccovi un'altra foto.
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