Quando sono all'estero non vengo quasi mai riconosciuto come italiano. Nemmeno dagli italiani. Fino a quando non mi sentono parlare ovviamente. Questa relativa invisibilità ha varie cause. Spesso sto da solo, e quando sono con qualcuno non parlo quasi mai l'italiano. Mi faccio spesso i fatti miei, mi vesto e mi comporto in maniera piuttosto "apolide".
E così anche quelle poche volte che vado a mangiarmi una pizza il proprietario o il caposala, durante il suo giro per i tavoli a salutare i connazionali, mi salta sempre. Al massimo mi rivolge una battuta in inglese. A cui io la maggior parte delle volte rispondo con un sorriso e un gesto, continuando a masticare. Anche se so che va a finire così, quando lo vedo sorvolare il mio tavolo per atterrare su quello a fianco tiro sempre un sospiro di sollievo.
A volte ho fatto delle eccezioni ovviamente, in Thailandia, in Cina e in Malesia, e sono pure tornato a trovarli quei ristoratori. Spesso però preferisco restare nell'anonimato. E ascoltare le chiacchiere di chi è convinto che nessuno attorno capisca. Certo, capita raramente di captare qualcosa di interessante, ma di risate sotto i baffi me ne sono fatte molte. Non credo di essere snob, e nemmeno stronzo. Non più della media per lo meno. E' che in questi anni di viaggi mi sono abituato a stare per i fatti miei. Non soffro di solitudine e, a meno che la compagnia non sia valida, preferisco stare da solo. Sono troppo impegnato a fantasticare, a tenere ancorata al pianeta la mia testa costantemente per aria, a raccogliere i grilli che ci zompettano in cima, a controllare la quota della mia mente che svolazza soprappensiero, per dedicare del tempo alle conversazioni di cortesia.
Poi non è colpa mia se chi siede al tavolo di fianco perde il controllo della propria dignità. O se in pizzeria si mettono a organizzare provini per clown.
Qui non troverete le pagine di un diario di viaggio, né elogi a luoghi fantastici o cronache di memorabili incontri. Questa è una raccolta di storie, pensieri, immagini. Ma soprattutto di stranezze, che per altri magari sono normalità. Perché per osservarle, queste bizzarrie, sono necessari filtri speciali: stramberia, cinismo, pignoleria, testardaggine, isolamento, impudenza, curiosaggine, nerdismo. Difetti che modestamente, in varia misura, questo individuo seminomade possiede un po' tutti.
mercoledì 11 dicembre 2013
Non sono snob, mi faccio semplicemente i cazzi miei - Kuala Lumpur, Malesia
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6 commenti:
.... neppure io sono snob !! ma ho "sentito" benissimo il senso della cosa. Il piacere a tutti , l amicone di tutti non è che lo disprezzo, semplicemente non è nel mio essere. A volte tutto questo ha un prezzo che magari quello di passare per snob non è neppure il più grande..... qualcuno ha cantato : è tutto un equilibrio sopra la follia .
ciao
dan
MI scusi signor Pulito ma anche io sa, ho delle piccole fisse. Lei è disturbato dai connazionali che chiaccherano tra di loro e io sono disturbato dalle foto buttate a casaccio nei blog o peggio negli articoli di giornale. Mi vuole cortesemente spiegare il nesso logico tra ciò che lei ha scritto e i piatti di alta cucina, peraltro bellissimi, rappresentati nella foto? Certamente quei piatti non sono stati preparati in uno dei ristoranti che Lei è solito frequentare, lo deduco dal raffinato contrasto dei colori e dal sapiente abbinamento di croccante e morbido. Dunque che ci azzecca ??
Cordiali saluti
Dan: sì, ma comunque stiamo bene così hehe
Nonno: buona la burrata, ma che mattonella...
Il mio desiderio più grande: essere lontano dall'Italia e non passare per Italiano. Lo stereotipo non è dei migliori. E poi vorrebbe dire che ho preso un aereo. Prima di morire lo faccio, giuro. Ciao!
Dai Enzo, andiamo, imbarcati!
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