Remember dear cute Heidi? She has broken bad... Autore anonimo, su un muro di Padova |
Una volta erano pochi, una decina forse. Ora ce ne sono a dozzine. Presidiano varie zone del centro storico e hanno delle staffette che tengono i gruppi in collegamento costante. Qualcuno ha chiesto qualcosa che alla Gran Guardia non hanno: parte un ragazzino in bicicletta e va a ordinare la fornitura in Piazza Capitaniato o al Duomo. C'è qualche problema con un'altra banda o dei clienti piantagrane: un altro sbarbatello va a chiamare i rinforzi. Delle autorità, sempre mansuete nei loro confronti ma prontissime a intervenire se un ubriacone schiamazza davanti a un bar, non devono preoccuparsi troppo.
Quando passeggiando entri nel loro raggio d'azione captano d'istinto qualche grezzo segnale e lo usano per classificarti: se rientri nella categoria dei potenziali clienti ti fanno seguire da un galoppino in bicicletta, che ti approccia con fare furtivo, se invece hai l'aria ostile, vagamente disgustata o anche un po' troppo innocua, ti squadrano strafottenti, persino minacciosi, come i membri delle bande newyorkesi del film "I guerrieri della notte".
Sono una presenza ingombrante, imbarazzante e irritante inserita proprio nel cuore della città. Con sguardi intimidatori affrontano i cittadini per proteggere il loro territorio, come dei cani randagi. Un senso del possesso giustificato da una permanenza in città, magari pure clandestina, di qualche mese soltanto.
Adottando tecniche di marketing aggressive cercano di circuirti se credono di poterti rifilare qualcosa: mormorano: "Va tutto bene?", sottovoce, quando ti si avvicinano da dietro, di soppiatto, in una vietta scarsamente illuminata, o ti chiamano con dei versi odiosi, "mcccc mzzzz", gli stessi che si usano per attirare l'attenzione dei gatti.
E si danno persino delle arie da mercanti di merce rara, come se spacciassero Coca Cola in Corea del Nord o gran puttanoni in Arabia Saudita. Credono forse di essere originali? Davvero? Per aver importato in Italia...l'illegalità? Ha ha ha ha.
Si tratta di un problema che mette d'accordo praticamente tutti gli schieramenti politici, i quali trovano espedienti diversi per ottenere lo stesso obiettivo: non risolverlo.
I buonisti di sinistra strizzano l'occhio ai criminali stranieri perché...perché...boh, non lo sanno più spiegare nemmeno loro. Vogliono forse farci credere che questi sono i veri oppressi? I rifugiati da accogliere, aiutare, tollerare? E i duri di destra che, con l'atteggiamento inflessibile del più solido dei muretti a secco, invece di togliere loro il pane di bocca li servono in livrea, con caviale e champagne: nessuna apertura da parte di questi irriducibili moralisti ad ogni ipotesi di legalizzazione delle droghe leggere! Come se fosse una lotta che ha ancora senso combattere. Andiamo, è una battaglia persa, fra vent'anni saranno comunque ammesse dappertutto: legalizziamole e vendiamole sotto presentazione di tesserino sanitario in tabaccheria, al supermercato, ma anche in edicola! Tagliamo le entrate alla criminalità, deviando parte dei flussi nelle casse dell'erario. Lo so, suona cinico. Ma il cinismo è sempre meglio dell'ipocrisia moralista o della cecità sociale. Così magari, quando questi individui non avranno più fumo o erba da vendere, si ridurranno a smerciare accendini o impareranno a suonare una fisarmonica. E finalmente anche loro saranno identificati come bersagli delle retate ordinate dal sindaco leghista. Quello che, dopo aver vinto le elezioni al grido di "Stop al degrado!", ha scelto come priorità della propria azione sanatoria la pagliuzza nell'occhio di signorotti e negozianti del centro, costituita da musici, beoni e vagabondi, e non la trave della criminalità vera e propria, che si conficca nel petto della città indifesa, inesorabilmente, sempre più in fondo, per uscire infine dal culo, tutta imbrattata di quella merda.
Se poi il sindaco è convinto, come lo sono molti dei suoi elettori, che la colpa sia delle autorità centrali, di qualche magistrato o di un movimento, se crede che chi dovrebbe assisterlo non lo fa, o peggio ancora lo ostacola, lo dica chiaramente e si alzi dal tavolo, non ci resti seduto per partecipare al banchetto, contribuendo a spolpare quel poco di decenza socio-morale che ancora resta nella carcassa della città. La tolleranza-zero all'italiana contro venditori di borsette false, artisti di strada e cittadini che bevono birra in piazza (ma davvero? Siamo diventati ipocriti come i puritani del Nord America, con la bottiglia di Bourbon infilata nel sacchetto del pane?) non servirà a camuffare la farsa a lungo. Ci vorrà ancora poco per smascherare chi schiaffeggia i ragazzini di prima media con la bocca impiastricciata di cioccolata e scappa però a nascondersi nello sgabuzzino dei bidelli non appena nell'atrio spuntano i bulli ripetenti di terza, armati di fionde e cerbottane.
E non facciamo confusione. La colpa non è dei criminali, loro fanno solamente il proprio (sporco) dovere. Vallanzasca, Fioravanti, Maniero e le BR infrangevano la legge consapevoli del fatto che le scorrerie, la bella vita e le rivoluzioni si pagano col rischio di passare il resto della vita in carcere. O di finire ammazzati.
La colpa, oltre che delle autorità menefreghiste e vigliacche, è dei cittadini stessi che, come dice l'amico F, hanno perso il senso della comunità. Se non succede sotto casa mia preferisco lasciare che sia, così ci faccio pure la figura del benpensante tollerante e posso permettermi di sparare sentenze gratuite davanti a uno spritz, gesticolando con una vaga aria di superiorità morale. Un atteggiamento egoista, ottuso, miope, assurdo, di chi non capisce che se cadono l'Arcella, la Guizza e il centro, prima o poi capitoleranno anche Città Giardino, Albignasego e Noventa Padovana (pace all'anima dei folpi lessi).
L'aspetto più sconcertante della faccenda è l'immunità di cui godono questi individui. Come si fa a spiegare alla gente comune che se non si emette uno scontrino, si parcheggia in divieto o si piscia su un muro si viene giustamente (?) multati, quando dei manipoli di prepotenti vendono coca ai ragazzini e spadroneggiano in piazza impuniti, per giunta sbeffeggiando e provocando i passanti?
Al Capone (un immigrato pure lui) era intoccabile perché durante l'era del proibizionismo (vedi legalizzazione delle droghe leggere) ha accumulato ricchezze con le quali ha arruolato eserciti di criminali armati e scaltri avvocati (a proposito guardatevi questa serie TV, prodotta da Martin Scorsese). Ma chi sono questi nostri delinquentelli da strapazzo per potersi arrogare il privilegio di stare al di sopra della legge? Qual è la loro forza? Chi li protegge? A chi fanno comodo? E perché?
Per il momento costituiscono un problema non ancora insormontabile, risolvibile con l'ordine di un giudice e l'intervento di qualche poliziotto. Se continuiamo ad aspettare, però, chissà...
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