- NO! Non lo reggere per il calice: afferralo per lo stelo, così non lo rovini col calore corporeo.
E va ben, sposta chei dei cusì ghea moea de rompare 'e bae (E va bene, sposta quelle dita così la smette di rompere le palle).
- ASPETTA! Non lo bere ancora: fai ruotare il bicchiere, infilaci dentro il naso e riconosci l'aroma.
Uffa, eora, dai, sguarata sto goto, impiraghe dentro 'a napia e daghe na snasada (Allora, dai, scuoti questo bicchiere, infilaci dentro il naso e annusa).
- CHE FAI? Non deglutire! Tienilo sulla lingua piegata a conchetta, aspira un filo d'aria e...
- ...e...e...e...e chiudi quella bocca, porca troia! Lasciami trangugiare questa broda d'uva fermentata in santa pace! Io sono un tipo da birrozza, delle tecniche di degustazione non m'importa un accidente, voglio solo divertirmi un po' e farmi venire sonno prima di andare a letto.
Oh, fino all'altro giorno ci saremmo scolati un fiasco di metanolo senza rendercene conto, ora ci esprimiamo come dei rampolli di una dinastia vinicola della Champagne, r moscia inclusa. Nel giro di vent'anni noi veneti, da imbriagoni del tavolaccio, ci siamo evoluti in sommelier. Ma quindi cos'eravamo prima? Crisalidi del mosto pronti a far spuntare le ali da farfa-brilla? O i brutti anatrocch-enologi che avrebbero sorpreso tutti trasformandosi in candidi cigni del sorseggio?
Mah, misteri del darwinismo alcolico.
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