Ragazzi, a me sembra evidente che Steven Spielberg, prima di girare lo Squalo, abbia viaggiato nel tempo, fino ad arrivare nell'Europa dei nostri giorni. Le settimane drammatiche che stiamo vivendo contengono tutti gli elementi della trama di quel memorabile film.
C'è Beppe Conte, lo sceriffo della città di Europalandia, che dopo i primi casi di contagio ha capito tutto, aiutato anche dal suo fidato consigliere scientifico, un misterioso cinese. Lo sceriffo Conte si prodiga dunque per mettere al sicuro la cittadinanza e sensibilizzare le autorità.
Purtroppo, almeno all'inizio, predica nel vuoto. Il sindaco Merkel e il suo vice Macron non ne vogliono sapere: la lunga crisi che ha messo in ginocchio l'economia della cittadina sta per finire, sono in arrivo le vacanze e frotte di turisti si apprestano a gremire le spiagge di questa deliziosa località balneare. Non puoi chiudere tutto perché un paio di stronzetti si sono sognati che uno squalovirus sterminerà i bagnanti. La gente è sempre stata punta dalle meduse, non si è mai verificato alcun caos.
In loro aiuto arriva anche l'assessore Sgarbi, detto Vic the Goat per via del caratteristico pizzetto, il quale ha smascherato una semplice influenza che si era installata una finta pinna da squalovirus sulla schiena per spaventare i vacanzieri.
Lo sceriffo Conte accusa il colpo e trascorre il resto del pomeriggio afflosciato sulla sedia a dondolo nella sua veranda con vista sul mare, a sorseggiare Nero di Troia e riflettere sulla sua ingenuità. Poche ore dopo tuttavia dei nuovi casi di contagio lo rinvigoriscono. No, non si farà trarre in inganno dalle scuse ciniche di quattro scettici, non lui.
Quindi, assieme al fidato scienziato cinese, suo amico per la pelle ormai, salta a bordo del peschereccio Marecitorio, capitanato dal navigato lupo di mare Mattarella, detto "o muto" per la sua propensione a intervenire il meno possibile nelle beghe da bar del paese. Sergione Mattarella da giovane aveva già avuto a che fare con dei pesciazzi grossi e cattivi nel canale di Sicilia. Ne porta ancora le cicatrici sul corpo.
La sera, a cena, quando i tre sono radunati attorno al tavolo di mogano nell'angusta cambusa del Marecitorio, il vecchio marinaio si alza una manica e mostra uno squarcio che parte dal polso e raggiunge la scapola. I suoi due compagni sono sbalorditi dalla tranquillità con cui il capitano racconta i tragici eventi che ha vissuto da giovane.
Poi lo sceriffo Conte pensa che non può restare lì in silenzio come un allocco. Allora alza il mento e mette in vista la cicatrice di quando a sette anni cadde dalla bicicletta. Gli altri due sorridono divertiti. Gli sguardi si rivolgono quindi verso il cinese, che è ora costretto a inventarsi qualcosa.
Lo scienziato mingherlino si sbottona lentamente la camicia, punta l'indice verso il petto e spiega con cadenza drammatica che il suo cuore è irrimediabilmente spezzato: a causa della politica del figlio unico non è mai riuscito a trovare moglie.
I tre si lasciano andare a una fragorosa risata.
Quando torna il silenzio un velo di mestizia cala sull'atmosfera fumosa della cambusa. Conte, il cinese e Mattarella non hanno nemmeno il coraggio di guardarsi negli occhi. L'indomani li attende la resa dei conti con lo squalovirus. E ognuno dovrà affrontarla con le scarse armi che ha.
To be continued...
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