Nelle pagine dedicate al mondo ultras il giudizio sui fatti di Padova-Catania è praticamente unanime: gli ultras della squadra di casa sono dei codardi e hanno fatto una figura di merda colossale in diretta TV. Il fatto che l’attacco dei catanesi sia avvenuto contro settori pacifici dello stadio Euganeo non è un’attenuante bensì un’aggravante, dato che i padovani non si sono nemmeno lanciati a difendere i loro vecchi e bambini.
D’altro canto questa sentenza, dal punto di vista degli ultras, è inattaccabile, visto che tutti, compresi i padovani, aderiscono al medesimo codice, lo stesso che vige dai tempi del vassallaggio o dei comuni medievali: se dei forestieri cagano sul sagrato della tua cattedrale o se rapiscono la figlia del tuo ciambellano e la gang-bangano, tu organizzi una spedizione punitiva e risolvi la questione sul campo di battaglia.
La cosa che più atterrisce chi è estraneo all’ambiente è lo stupore di questi elementi
Sono evidentemente convinti di godere di una sorta di extraterritorialità, di immunità, di statuto speciale che li esonera dalle responsabilità che tutti i cittadini, compresi loro stessi, hanno davanti alla legge e alle norme basilari di convivenza civile in qualunque altro ambito sociale.
Scene di degrado, danni a persone e cose, budget enormi stanziati per tenerli sotto controllo. La stragrande maggioranza della popolazione deve subire tutto ciò senza che nessuno si decida a fare quello che fu già fatto in UK negli anni ’80. Ma chi li difende? A chi fanno comodo? La risposta usuale è: le società di calcio. Ridicola. Come se le società di calcio avessero potere decisionale in ambito di sicurezza. Davvero, perché? Qualunque altro gruppo organizzato, anche molto più potente e protetto di questi, quando ha cercato di mettersi al di sopra della legge, magari anche con rivendicazioni serie, è sempre stato trattato dalle istituzioni con la dovuta durezza. Perché questi, con le loro motivazioni insulse, fanno eccezione?
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