venerdì 14 giugno 2024

Elogio dell'antisportività - Bangkok, Thailandia


Mi hanno chiesto dove guardare le partite della nazionale assieme ad altri italiani, qui a Bangkok. La stessa domanda si ripropone a Kuala Lumpur, a Singapore o a Saigon.
La partita di turno la guardino pure in compagnia dove vogliono, loro. Io mi diverto a vederla dove ci sono solo inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi o russi. Zero italiani: la responsabilità della rappresentanza patriotica grava quindi sempe e solo sulle mie spalle.
La condizione di combattente solitario non mi spaventa, anzi mi esalta. Ho delle tecniche rodate che metto in pratica a seconda dei casi. Per iniziare, durante i loro inni rutto e farfuglio. Al "Fratelli d'Italia" invece se qualcuno sgarra sparo degli "shhhhht" fulminanti. Il mio motto è: "La par condicio a te, la perculazio a me!"
Seguo le fasi di gioco proponendo continuamente battute impertinenti, commenti partigiani e sbeffeggiamenti vari ad ogni errore degli avversari. E lodi sperticate ad ogni azione degli azzurri. Se si vince è goduria: vederli costretti a ricacciarsi in gola insulti e stereotipi non ha prezzo. Se si mette male, per contro, prima del fischio finale alla prima occasione propizia trangugio l'ultima bottiglia di birra, vado in bagno e poi esco di soppiatto dalla porta secondaria. Quindi trovo un punto strategico e li osservo da lontano mentre, tra un'esultanza e l'altra, mi cercano con lo sguardo per rendermi pan per focaccia e umiliarmi sulla base concreta del risultato acquisito. Gli occhi puntati su quello che fino a qualche minuto prima era il mio posto, poi una veloce ricognizione sui tavoli accanto, in caso mi fossi spostato. Il sorriso beffardo che diventa sarcastico mentre comprendono di non essere riusciti a vendicarsi. E infine il knock out: la smorfia di stizza che gli stropiccia definitivamente il volto quando comprendono che la gioia della vittoria è stata macchiata dall'ennesimo smacco. Li ho fregati anche perdendo!
Do aria ai peggiori cliché sul popolo italiano e lo faccio con grande orgoglio. Li sorprendo con le solite, mitiche, soluzioni improvvisate de noialtri, che loro considerano a seconda dei casi codarde, sleali o spregevoli...insomma i classici colpi di genio della nostra cultura nazionale in tempi di crisi. 
È il modo più bello di assaporare un trionfo o assimilare ed elaborare la sconfitta quando si vive all'estero: collaudato negli anni, messo alla prova da numerose edizioni di mondiali, europei e coppe per club, dove ovviamente pur essendo interista divento all'occorrenza un membro della Fossa, dei Drughi, dei Fedayin o dei CUCS.
Come va, va: vinco sempre io. E lo faccio perché punto sul loro codice d'onore, infiltrandomi tra le loro difese fischiettando, proprio quando meno se lo aspettano.
P.S. sono pure veneto. Non possono nemmeno darmi del terrone. Viene così ricacciato in gola anche l'ultimo loro tentativo di segnare almeno il punto della bandiera. Annientati a zero. E una vera e propria epidemia di bruxismo e reflusso gastrico si diffonde tra i meandri dell'accampamento nemico.

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