lunedì 5 agosto 2024

L'altra rivoluzione di Novak Djokovic, quella alimentare.


Abbondano le lodi a favore dell'ormai leggendario campione di tennis Novak Djokovic, sia per le numerose vittorie, sia per il coraggioso atto di rivolta portato avanti alcuni anni or sono, nell'arco di qualche settimana, contro l'imposizione del momento. Si può essere d'accordo o no sulle ragioni della sua condotta, ma che il tizio abbia le palle credo non lo possa negare nessuno. Non è questo comunque ciò di cui voglio parlare.

Si sorvola invece - inconsapevolmente, o più colpevolmente sapendo - sulla rivoluzione attuata per lunghi anni, non semplici settimane, da questo incredibile personaggio contro la strumentale e falsificante (nonché falsificata e quindi falsa) "tradizione" alimentare in vigore da decenni. Da quando cioè si è dato il via (negli USA, sì, proprio lì) alla distopica pratica dell'allevamento degli animali secondo i più gretti dettami della rivoluzione industriale, equiparandoli a prodotti artificiali da progettare, ingegnerizzare, contraffare, adulterare, assemblare, distribuire e consumare (consumare nel senso del consumismo, più che della nutrizione).

Una catena talmente disgustosa che si fa ormai fatica a distinguere i polli mangiati da quelli mangianti. Buffo risvolto, tra l'altro, per chi rifiuta legittimamente (e in alcuni casi saggiamente) di farsi fare un'iniezione e poi per tutta la vita si pappa in silenzio quella merda, alzando invece la voce quando si tratta di farine di grillo o carne finta. Attenzione, il termine "merda" non è in questo caso una semplice figura retorica: c'è proprio della merda in quella carne che ingeriamo, o forse sarebbe meglio dire che c'è pure della della carne in quella merda che mangiamo. La propaganda guida il gregge, va di moda affermare. E di greggi, d'altronde, ce ne sono di vari tipi. Ad alcuni di quelli, purtroppo, appartiene anche chi scrive. Beeh, beeeh, beeh. Ecco, ve l'ho pure onomatopeicamente dimostrato.

Insomma, mentre ci si pavoneggia nella condanna dello strapotere del cosiddetto mainstream (uno degli inglesismi più vacui tra le centinaia che sono stati inutilmente adottati dagli italiani nel recente passato), si chiude invece un occhio nei confronti di quello molto più pericoloso del cherry-picking (visto che vi piacciono, beccatevi pure questo). Ah, Djokovic tra l'altro è un vero poliglotta, a differenza dei polidioti dell'inglese maccheronico di casa nostra.

Il mio rispetto va invece a chi - a torto o a ragione ma sicuramente con coerenza - non si è in quell'occasione fatto inoculare (c'è chi da quel verbo rimuoverebbe la "o") dalle multinazionali farmaceutiche, né si fa imboccare dai "fabbricanti" di bistecche da catena di montaggio per il resto della propria la vita. Il grande Nole è appunto uno di quelli.

Grazie per l'attenzione e statemi bene, ragazzi. Uff, ma che palle questo italiano. Meglio così: take care, bros!

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