Ciò che i lettori dei militari-antropologi o di altri autori simili amano oggi sentirsi raccontare lo aveva già scritto Nietzsche nel XIX secolo. L'aveva fatto ovviamente meglio, in maniera più informata, organica e completa, in grande anticipo e con più onestà intellettuale. Inoltre, al di là di ogni sospetto, lo scrisse senza riscuotere grosso successo presso i suoi contemporanei (spesso succede a chi su certe tematiche arriva decenni prima degli altri), senza puntare ad un seggio in parlamento, mentre era gravemente malato e buttando nella differenziata della decadenza anche le responsabilità delle religioni dominanti e i particolarismi nazionali, che invece i nostri contemporanei hanno riciclato per puntellare le loro strutture scricchiolanti.
Altro piccolo particolare: il grande filosofo tedesco - prima di arrivare alle sue conclusioni - aveva lavorato come insegnante, non come specialista della guerra. Ops, scusate, intendevo specialista della difesa, ovviamente.
Fa un po' di tenerezza - e anche tristezza - ricorrere a grossolane
semplificazioni attuali quando da centocinquant'anni c'è a disposizione una serie di lavori
di grande spessore culturale a cui al tempo avevano accesso un
gruppuscolo di iniziati, e che si trovano oggigiorno in libreria per
pochi spicci o persino gratuitamente in una biblioteca
comunale.
Se davvero vi interessa l'argomento, provate a leggere Nietzsche. Lo so, è un po' difficile, succede con tutti quelli che non si accontentano di spolverare i rimasugli delle chiacchiere dal bancone del bar, ma dedicano anni allo studio, cercano di andare a fondo con la loro analisi e coltivano il sano dubbio che alimenta la comprensione al posto del marciume che avvizzisce tra le certezze incrollabili. Però credetemi, una volta che ci si è rotti la testa per capirlo, dà le sue soddisfazioni.
P.S. avendo Nietzsche scritto quelle cose un secolo e mezzo fa, ne consegue che la società del tardo '900 - che gli attuali nostalgici del passato ricordano come simbolo primordiale della tradizione messa a rischio dalla deriva decadente dei nostri giorni - era da lui prefigurata come conseguenza nefasta della deriva decadente dei suoi giorni. I nostri favolosi anni '80 e '90, per chi era giovane decine di anni prima potevano non essere affatto favolosi, bensì il terribile segno di un collasso sociale. Morale della favola: a prescindere dalla società e dal periodo a cui si faccia riferimento come modello virtuoso del passato, c'è sempre qualche generazione precedente che vede il tuo modello virtuoso come conseguenza indesiderabile della decadenza dei costumi del suo tempo. Non se ne viene fuori, a meno che, continuando ad andare all'indietro nel tempo per cercare il paradiso, non si arrivi al periodo in cui andavamo in giro mezzi nudi, mangiando un giorno sì e tre no, facendo quindici figli per vederne crescere uno, e rischiando di morire di cancrena a vent'anni per aver pestato nella sequenza meno auspicabile prima un riccio e poi una merda.
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