Puntellato col coccige sul muro di cinta,
di un'antica villa del centro città,
tra signore in tailleur, auto di lusso e levrieri,
come se nulla fosse fissa un'altra realtà.
I pantaloni sdruciti, fermati sopra il ginocchio,
come un cane inarcato, le ginocchia piegate,
lo percorre un fremito, qualcosa precipita
su un cumulo bruno tra le scarpe sfondate.
Persino in India, indigenti e intoccabili,
quando ne hanno bisogno, per dignità,
si scelgono un cantone che oltre al conforto,
assicuri loro un po' d'intimità.
Ma gli sguardi sgomenti non sono un granché
per chi come lui non usa carta o bidè.
Si alza i calzoni, striscia le suole sul porfido,
poi come un alieno torna a sedersi al caffè.
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